ABBIATEGRASSO – Quest’anno, in occasione della Giornata della Memoria, il Comune di Abbiategrasso ha ospitato Francesco Malavolta e la sua mostra fotografica. Giornalista e fotografo con esperienza pluridecennale, Malavolta si occupa, da metà degli anni novanta, di documentare attraverso collaborazioni con agenzie fotografiche nazionali e internazionali la vita e i drammi dei profughi. La mostra intitolata “Scatti di umanità” è stata allestita presso i sotterranei del Castello Visconteo dall’11 al 13 febbraio e, sabato 12, l’autore ha tenuto una visita guidata all’esposizione, arricchendo le fotografie, già dotate di immensa forza comunicativa, con la spiegazione diretta del loro artefice. Gli scatti sono stati narrati sia da un punto di vista umano, tramite la testimonianza dei protagonisti delle fotografie, sia dal punto di vista dell’emergenza umanitaria collettiva. Nonostante l’ampiezza geografica e temporale degli argomenti trattati, anche gli excursus di natura geopolitica non si sono limitati a una trattazione generica e relativa alle narrazioni mediatiche quotidiane, ma provengono dall’esperienza lavorativa di Malavolta, che da più di 10 anni vive in prima persona le situazioni di crisi nel bacino del Mediterraneo, nella rotta Balcanica e in Africa. Per più di cinquanta volte si è trovato a bordo di navi nel Mar Mediterraneo e nell’Egeo per documentare le condizioni delle tratte marittime, ha passato molto tempo sulle isole di fronte alla Turchia e più di un anno nei Balcani. La situazione in Grecia è una delle più tragiche: lo Stato si trova in una posizione strategica e funge da corridoio per l’entrata in Unione Europea di centinaia di migliaia di profughi provenienti da tutto il Medio Oriente, ciò provoca anche attriti politici tra la Repubblica Ellenica e la Turchia. Un altro aspetto su cui Francesco Malavolta si è concentrato è il cambiamento a livello mediatico della faccenda: “Oramai i porti sono completamente blindati, non c’è più possibilità di accedervi. Prima potevamo fotografare a due metri di distanza, poi a dieci, poi ci organizzavano un gabbiotto dove fotografare e infine hanno chiuso completamente”. Impedire alla stampa di documentare queste vicende affossa un grande strumento di sensibilizzazione, i quotidiani e le riviste non pubblicano articoli senza foto, perciò anche il lavoro dei reporter è più complicato. Poi prosegue: “Dall’altra parte c’è la cattiva stampa, quella legata alla politica e alle fake news, che non fa altro che narrarci l’immigrazione in una maniera completamente diversa dalla realtà. C’è la percezione di un’invasione che non è reale, dal 2018 sono sbarcate in Italia circa 135.000 persone, ma meno della metà si è fermata qui, alcuni sono stati rimpatriati, altri vanno in Francia e in Nord Europa. La vera emergenza è quella degli sfollati interni che sono ottanta milioni”. L’ultima parte dell’incontro si è concentrata sulla narrazione di alcune vicende umane legate a singole fotografie. Dal naufragio di Lampedusa del 3 ottobre 2013, a causa del quale sono morte 368 persone, allo sfruttamento in Burkina Faso nelle miniere d’oro. Francesco Malavolta queste miniere le ha visitate, e più che miniere sono cunicoli, in cui i ragazzi lavorano per anni con una paga di due euro al giorno, compromettendo la loro salute irrimediabilmente. Da quel 3 ottobre 2013 che ha smosso la coscienza di molte persone e ha visto le autorità politiche promettere una fine a questo massacro, sono morte altre 25.000 persone nel Mediterraneo. Questa iniziativa funge da monito, ancora una volta, ad affrontare la questione immigrazione con occhi diversi, mettendo per prime le persone e non gli interessi. Alessandro Gastaldi
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