ALBAIRATE – Domenica 19 novembre alle ore 17.30, presso il Centro Sportivo “A. Gramegna”, il Consiglio Comunale dei Giovani, insieme all’Amministrazione Comunale, ha invitato i cittadini albairatesi, gli studenti e gli atleti delle società sportive locali ad un incontro con i campioni mondiali di nuoto paralimpico Alberto Amodeo e Simone Barlaam.
A moderare l’incontro è stata la giornalista Eleonora Aziani, che ha posto loro alcune domande per conoscere la vita e i sacrifici cui devono far fronte i due giovani atleti. L’amore tra Simone Barlaam e il nuoto nasce nel 2007 a Magenta, dopo due anni i suoi allenatori si rendono conto della sua stoffa e decidono di proporgli di passare all’agonismo e da quel momento la sua carriera non si è più interrotta. Simone Barlaam è stato infatti 19 volte campione del mondo detenendo il record dei 50m stile libero conquistato a Tokyo 2020.
Le ultime spedizioni mondiali gli hanno visto collezionare sei medaglie. Alberto Amodeo nasce invece come atleta della pallanuoto per passare poi al nuoto dove si distingue fin da subito. In Portogallo vince infatti l’argento nei 400m stile libero, così come a Tokyo 2020. Nel 2022 vince un oro nei 400m e un argento nei 100m stile libero. Dietro a questi risultati, che possono apparire solo come numeri, ci sono però anni di sacrifici e dedizione che emergono dalle loro parole.
Dal dialogo sono emersi anche argomenti attuali di grande importanza, come la gestione dell’ansia e dello stress, che nel caso di atleti mondiali è necessario vengano gestiti il più efficacemente possibile. Entrambi sottolineano l’importanza di farsi aiutare, loro stessi si sono affidati ad alcuni psicologi dello sport; è importante infatti che anche la testa, come il corpo, sia nelle condizioni tali per poter gareggiare al meglio. È fondamentale saper governare i propri pensieri, sia prima della gara che nella vita; infatti i due atleti raccontano che nel momento della gara tutti i pensieri vengono meno perché rallenterebbero la performance. L’aiuto psicologico, nel loro caso, non è solo dato da psicologi professionisti, ma anche dagli stessi allenatori che, fuori dall’acqua, guidano i due atleti. È l’allenatore che pone gli obiettivi e ricorda loro quanto valgono, spingendoli oltre i loro limiti. L’allenatore può determinare le sorti della gara e, come sottolinea Simone Barlaam, nonostante ci sia il pregiudizio di pensare alla figura dell’allenatore come rude e dai modi sgarbati, in realtà è una figura fondamentale nella vita di un atleta, che è necessario si fidi anche quando non comprende le scelte del proprio coach.
I due ragazzi mostrano valori importanti attraverso lo sport, come il sacrificio e la resilienza, che sono per tutti di grande ispirazione, ma anche la felicità che ancora provano nuotando e che diviene la spinta che li porta a gareggiare ancora. Questa leggerezza e felicità permette loro di staccare la spina quando la pressione dell’essere atleta si fa sentire; infatti danno importanza a momenti di leggerezza dati da chiacchiere con la famiglia e gli amici più stretti.
Dal dialogo è emerso come i due atleti rappresentino la normalità di essere giovani e con i piedi ancorati al suolo nonostante i successi; infatti quando la giornalista ha chiesto loro se ci fossero progetti per il futuro, entrambi, con la loro risposta, hanno espresso paure e perplessità che caratterizzano ogni ragazzo della loro età. Un altro valore che emerge dalle loro parole è l’amicizia, che non lega solo i due atleti, ma anche gli avversari, che fuori gara diventano persone comuni con cui chiacchierare e fare amicizia. Questo sottolinea il valore di unione e di squadra che ci deve essere sempre nello sport, valore che vogliono portare avanti tramite i riconoscimenti civili e il loro ruolo nel Comitato. Un importante messaggio che vogliono trasmettere dal punto di vista sportivo è quello di fare conoscere il mondo paralimpico; come ricordano, il 15% della popolazione ha disabilità e quindi è fondamentale rendere consapevoli i cittadini di qualsiasi nazione di questa fetta della popolazione.
È importante soprattutto per chi, come Alberto Amodeo, si ritrova da un giorno all’altro con una disabilità che venga fatto un lavoro di consapevolezza attraverso società che possano investire per rendere accessibile ogni luogo a chi è soggetto a disabilità. Rendere comune la disabilità serve sia a chi ne soffre, ma soprattutto a chi non ne soffre. L’evento è terminato con la firma di uno striscione da parte dei numerosi partecipanti, che vuole accompagnare i due atleti ai mondiali di Parigi, dove gareggeranno dal 29 agosto al 7 settembre, e con un rinfresco che ha racchiuso ancora di più il momento di unione che sta alla base dello sport. Irene Morini
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