ABBIATEGRASSO – Il 27 gennaio 1945 l’armata sovietica apre i cancelli del campo di concentramento in Auschwitz e una moltitudine di sopravvissuti può tornare a respirare aria di libertà.
Nello stesso giorno l’Amministrazione Comunale ha dato appuntamento alla popolazione, presso la Torre della Memoria, per ricordare le vittime dell’Olocausto. Altre iniziative sono seguite a questa commemorazione, coinvolgendo l’Associazione Monolite e gli studenti delle classi quarte e quinte delle scuole primarie.
Il 4 e il 5 febbraio, presso l’Auditorium dell’Istituto Bachelet, è andato in scena lo spettacolo intitolato “La memoria dell’ippocastano”, seguito con attenzione dal giovane pubblico. Gli artisti si sono intrattenuti a fine rappresentazione in un dialogo aperto con gli studenti.
Il “Giorno della Memoria” è una ricorrenza internazionale celebrata ogni anno per ricordare quanto male può fare l’umanità a sé stessa. Una data da segnare sul calendario in aggiunta a quella del 16 ottobre 1943, quando oltre mille cittadini italiani di religione ebraica furono catturati e deportati in Germania. Guidato dalla regìa di Paolo, del laboratorio teatrale dell’Associazione Monolite, Alessandro ha recitato un monologo interpretando tre personaggi chiave di una storia quasi dimenticata.
Ha interpretato le parti di un soldato disperato e dubbioso sulla sua attività obbligatoriamente criminale, di un deportato allontanato dal luogo in cui ha commesso il “reato” di appartenere ad una razza non gradita e di un vecchio con il compito di salutare gli studenti con una foto Ricordo. Questa parola ritorna in tutto il suo significato socio-educativo.
I tentativi di ricordare gli eventi accaduti nel cuore dell’Europa rivitalizzano il dovere dello Stato, nei confronti dell’umanità, per permettere di comprendere le motivazioni per cui tutto ciò è accaduto. Tali motivazioni tuttavia non sono molto chiare dal punto di vista umano. Si confida nella capacità delle nuove generazioni per trovare il modo d’interrompere l’incessante ciclo di guerre atroci sparse per il mondo.
Il ripetere quanto sia assurdo essere uccisi per il colore della pelle o il credo religioso non è per ora chiaramente sufficiente a convincere i capi di Stato a sostenere i diritti umani di tutti i cittadini. L’impegno, delle Istituzioni per l’organizzazione degli incontri pubblici e degli Istituti Scolastici per l’accoglimento delle rimostranze anti discriminazione, non sembra sufficiente per fermare gli atti governativi di penalizzazione nei riguardi della popolazione più fragile.
È da apprezzare invece l’impegno dei gruppi teatrali, come quelli letterari e artistici, nel ravvivare il ricordo prima che sparisca nel buio della notte. Quello stesso buio rischia d’allungarsi fino a raggiungere la morte dell’intero universo. Laura Cittar
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