ABBIATEGRASSO – Una new entry abbiatense, una potenziale risorsa per il nostro territorio per le sue competenze e innumerevoli esperienze in molte parti del mondo. Conosciamolo insieme incominciando da questa intervista, un video registrato dall’Eco della Città la scorsa settimana. Vittorio Castellani inizia a raccontarsi così: “Sono un nuovo cittadino abbiatense, mi sono trasferito giusto alla vigilia del lockdown ritrovandomi chiuso in casa. Negli ultimi 5 anni ho abitato a Milano, a Porta Romana, ma sono torinese. Perché dal centro di Milano mi sono trasferito qui? Perché la dimensione metropolitana mi stava stretta avendo vissuto sulla collina torinese, abituato a stare in mezzo al verde e Abbiategrasso è stata una vera e propria scoperta. Quando ho deciso di lasciare il centro di Milano e ho iniziato a guardarmi intorno ma vedevo periferie terribili fatte di capannoni industriali, centri commerciali, quartieri dormitorio. Poi sono incappato in un articolo del Turing Club che parlava dei 10 più bei Comuni dell’hinterland milanese e si parlava di Abbiategrasso che avevo sempre sentito solo nominare e mi incuriosiva il nome: imaginavo una cittadina piena di abitanti in sovrappeso (ride)… Ci sono venuto a novembre dello scorso anno e mi è piaciuta subito, con la mia compagna abbiamo cercato una casa che ci piacesse e l’abbiamo trovata”. Giornalista “gastronomade”, cosa vuol dire? “Faccio parte del GIST, Gruppo Italiano Stampa Turistica, presiedo un premio di Turismo Gastronomico il ‘Gist Travel Food Award’. Gastronomade è una definizione che ha trovato uno dei miei tre figli in un tema in cui doveva parlare del padre e ha scritto ‘mio padre è in giro per il mondo e cucina molto, è un gastronomade’, mi è piaciuto perché è la sintesi di quello che faccio”. E da dove arriva ‘Chef Kumalè’? Sembra una parola in dialetto. “Lo è, quando incontravo Carlin Petrini, ho collaborato con Slow Food nella prima fase, seguivo la parte internazionale del Salone del Gusto, facevamo lunghi weekend in Valle d’Aosta e quando ci vedevamo mi chiedeva ‘Kumalè?’, poi nel ’91 ho iniziato una trasmissione radiofonica di cucina e musica dal mondo, prima organizzavo soprattutto concerti. All’epoca suonava strano parlare di cucina in radio, il direttore artistico era scettico, bisognava trovare un nome al conduttore e durante una cena gli chiesi: ‘Alura Kumalè?’, rise e mi suggerì di condurre la trasmissione come ‘chef Kumalè’ che sembra africano ma è piemontese…” Tiene anche corsi… “Sì, scrivo per diverse testate tra cui ‘Gambero Rosso’, ho una rubrica fissa da 15 anni nel Venerdì di Repubblica…” Scrive per testate importanti… “La mia attività principale però rimane l’organizzazione di eventi, dopo il Salone del gusto ho avuto la direzione artistica del Cous Cous Fest in Sicilia e il Festival Girotonno in Sardegna. Ho organizzato anche eventi collaborando con grandi chef come Ferran Adrià in Spagna, Bernard Loiseau a Mauritius… Quest’anno purtroppo in epoca Covid è saltato il Festival Internazionale del cibo di strada, il primo e unico festival di street food in Europa, che ho organizzato con Slow Food”. Ci racconta un aneddoto tra i tanti vissuti? “Uno dei più belli quando ho rappresentato l’Italia in Marocco, ospite per tre giorni nella dimora reale di re Hasan II° dove ogni giorno 50 diverse donne cucinavano piatti delle varie regioni, con un gusto del ricevere e una raffinatezza incredibile”. Cosa può dire del nostro territorio? “Che quando lo si scopre lo si apprezza molto, non manca di nulla. Il paesaggio, ho ritirato fuori la bicicletta e ho scoperto la bellezza del Parco del Ticino, si respira la storia attraverso i suoi monumenti… Sono contento di essere qui, vorrei contribuire a far conoscere questi luoghi, magari con reportage su qualche rivista, sulla stampa nazionale. Mi piacerebbe raccontare il mondo della gastronomia, organizzare dei piccoli o grandi eventi, Slow Food ci ricorda che ‘non può esistere una buona cucina senza buoni prodotti’ e qui sto scoprendo molte cascine dove fare la spesa mentre ci sono comuni infestati solo da supermercati. Qui c’è una ricchezza importante, un’offerta con potenziale turistico anche in termini di qualità di vita, una periferia di Milano ma in un ambiente molto pregevole”. Ancora Benvenuto Chef Kumalè! E.G.
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