VERMEZZO – Perplessità e critiche dalla minoranza hanno suscitato i lavori di restauro della

cappella votiva di Vermezzo, in viale dei Tigli, da tempo oggetto di dibattito in paese. “Le priorità

in paese, in questo momento, sono altre ma  tutelare il patrimonio artistico e i pezzi della nostra

storia ha un valore imprescindibile e sempre attuale. – esordisce Ada Rattaro, portavoce del gruppo

consiliare Viviamo Vermezzo – Avevo espresso la mia delusione personale, e con me molti

vermezzesi, quando in primavera, alla partenza dei lavori,  affreschi di inizio ‘800 furono sepolti

sotto uno strato di malta. Ma il gruppo Viviamo Vermezzo, di cui sono portavoce, non era

intervenuto, considerandola più una questione di mancanza di sensibilità artistica e di rispetto delle

nostre radici piuttosto che una questione politica. Ora però l’amministrazione ha inanellato una tale

serie di passi falsi ed irregolarità che non possiamo esimerci dal metterne al corrente i cittadini. –

prosegue Rattaro – Hanno chiesto ai vermezzesi contributi volontari distribuendo in tutte le case un

volantino che parlava di restauro quando invece l’opera originaria è andata completamente perduta.

Non hanno chiesto nessuna autorizzazione alla Soprintendenza delle Belle Arti che ha quindi

intimato il blocco dei lavori e presumibilmente, visto che il danno ai dipinti è irreparabile,

sanzionerà il nostro Comune. Ed ora, si scopre che la proprietà dell’edicola votiva non è neppure

del Comune, ma di un privato cittadino e quindi i vermezzesi che hanno donato non lo hanno fatto

per un bene pubblico. Che dire? Speriamo che l’Amministrazione si prenda le sue responsabilità e

non ne facciano le spese altri soggetti coinvolti e non responsabili. Peccato non aver condiviso con

Zelo, dove un restauro, nell’unico vero senso della parola, cioè che rende di nuovo solido, si  sta

realizzando nella chiesetta di San Galdino. Nel foglio informativo che il Comune ha recapitato nelle

case dei Vermezzesi a luglio compare il simil-restauro della cappelletta dove una foto la ritrae

parzialmente, e non nel complesso, perché, altrimenti, si vedrebbe che non è ultimata. Non si

raccontano mezze verità ai cittadini”, conclude Ada Rattaro.