ABBIATEGRASSO – Un eterogeneo e solidale gruppo di cittadini ha commentato, con la psicologa dottoressa Maria Elena Oldani, presso la Sala Corsi del Castello Visconteo il 18 aprile, il libro di Matteo Bussola intitolato “Un buon posto in cui fermarsi”.

È una raccolta di storie diverse con un punto in comune: riscoprire il senso della vita dopo essere inciampati sugli ostacoli incontrati sul proprio cammino. A ogni caduta corrisponde una lezione di vita e una rinascita. La forza interiore di ciascun individuo cresce ogni volta si compie questo processo evolutivo. L’autore racconta la fragilità maschile senza stereotipi, pregiudizi né vergogna.

I protagonisti guardano la propria esistenza dall’angolo buio della disperazione. Ogni protagonista rivela la propria debolezza rispondendo alla domanda “che cosa fa di un uomo, un uomo?” analizzando se stesso. In svariate occasioni ci si può sentire giusti nei momenti sbagliati o pessimi nelle situazioni più appropriate. La soluzione ai problemi può essere ottenuta rimescolando le parole e i pensieri, guardando se stessi da un punto di vista differente. Un uomo, col destino già tracciato e una vita di successo in corso, incontra due amici all’inseguimento di un sogno.

Il coraggio di disertare la propria esistenza preconfezionata è nel desiderio di vedere la vita continuare impavida nella superficialità del mondo. Le difficoltà economiche diventano un ostacolo morto quando si sostituisce la logica con la libertà di essere se stessi. Quell’uomo pensa di aver compreso il segreto di una vita perfetta realizzando tre desideri: concepire un figlio, scrivere un libro e piantare un albero. Un dialogo tra un padre e un figlio, ricoverato in neuropsichiatria, rimargina una vecchia ferita non rimarginata con il nonno. Un anziano marito vede la moglie cadere nell’oscurità dell’Alzheimer. Chi ha perso il filo dei ricordi lo ritrova nelle impronte lasciate nella vita dell’altro.

I sentimenti cambiano al sorgere della paura di una futura separazione fisica e al dolore per il distacco psicologico in atto. Un hikikomori intreccia un’amicizia importante sui “social” con un ragazzo autolesionista. Un sentimento nuovo dà forza a entrambi di lottare contro le rispettive malattie. Una bambina cresce sentendosi imprigionata in un corpo che non sente suo. Aumenta il suo sentirsi diversa parallelamente ai canoni dettati dal mondo esterno. Non comprende la superficialità delle persone e gioca a nascondere nei vestiti ciò che non sente appartenerle. Un bambino fragile e ubbidiente scopre la bellezza inattesa di deludere le aspettative degli adulti.

Nella sua inaspettata ribellione scopre lo strano piacere di ferirsi come un modo di “sentirsi vivo”. Le esistenze di Antonio, Edoardo ed Eugenio girano intorno alla frase stra-ripetuta nella vita delle persone comuni: “Un uomo non può pensare solo a quello”. I sentimenti diventano parte del programma giornaliero trasformando la realtà. L’inverno si trasforma in primavera quando succede qualcosa d’inaspettato. Il giudice stabilisce una distanza di 300 metri tra Giorgio e la sua famiglia per un errore commesso e ammesso troppo tardi. È una delle immunerevoli storie di ordinaria follia nelle famiglie apparentemente serene. Rimane un saluto silenzioso dopo una sentenza in tribunale e un dialogo inesistente. Tradimento è sempre una parola dalle mille cause e altrettanti effetti. L’amore si scontra con la dignità e il sentimento con l’onore.

Un tassista comincia il suo ultimo giorno di lavoro con un litigio telefonico. La sua giornata finisce con un lieto evento. Ogni azione ha un motivo per essere compiuta e gli effetti sono spesso inaspettati. Un litigio fra due persone ha permesso a una terza di aiutare qualcuno. Nelle complesse relazioni umane si nascondono segreti dubbi e problemi di ciascuno. Ogni persona combatte una guerra con se stessa, che gli altri ignorano. La seconda puntata del “Caffè Letterario” finisce in allegria con la tisana offerta dal Bar Castello Enoteca Winebar, con sede in piazza Castello, ad Abbiategrasso. Laura Cittar