ABBIATEGRASSO – Ha lasciato tutti senza parole l’intervento di mons. Luigi Negri, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, in occasione dell’evento “Che senso ha oggi difendere la vita?” svoltosi presso il Centro Mater Misericordiae, in via Piatti, lo scorso venerdì 16 dicembre. L’incontro organizzato dal Cav (Centro di Aiuto alla Vita) aveva come motivo principale quello di riflettere sulla chiusura del progetto Nasko, l’unico programma che in Italia tutelava la maternità e sosteneva economicamente le donne in difficoltà intenzionate ad abortire. Proprio la tematica dell’aborto è stata affrontata a grandi linee da mons. Negri, che ha analizzato dal suo punto di vista  il senso della vita. Oggi la vita è un processo largamente interferito, si basa sulla materialità e la conoscenza, la fede in Dio sta scomparendo, poiché non esiste più l’ideologia del mistero e tutto deve essere necessariamente spiegato. “Il gran nemico dell’umanità all’inizio del terzo millennio è la tecnoscienza”: queste le parole dell’arcivescovo, che si è scagliato non solo contro l’aborto definendolo un “peccato innominabile” ma anche sulla legge Cirinnà del 2016, affermando la disintegrazione della famiglia tradizionale in quanto accostata alle “unioni di fatto” tramite la concessione degli stessi diritti. La procreazione si evita perché c’è la paura di perdere un benessere di partenza, maternità e paternità sono una responsabilità che al giorno d’oggi tutti tentano di scansare. La riflessione di mons. Negri si è poi concentrata sulla debolezza principale della Chiesa, il conformarsi al pensiero del mondo; un’istituzione come la Chiesa deve combattere il pensiero comunista e consumista, causa principale della sua disintegrazione negli ultimi quindici anni. Le risposte che servono ai laici devono essere semplicemente “Sì” o “No” senza chiedere altro, perché tutto ciò che viene aggiunto è negativo. La ricerca del senso della vita ha sempre una dimensione religiosa, solo a Dio spetta saperlo, “il bene e la pace non la costruisce l’uomo, ma tutto è sotto il severo giudizio della fede”. Dopo alcune domande rivolte dai presenti a mons. Negri, è infine intervenuta una rappresentante del Centro di Aiuto alla Vita per esprimere il grande disagio creatosi dopo la chiusura del progetto Nasko: ciò che frustra maggiormente le persone che lavorano per il Cav è l’impossibilità di aiutare concretamente le ragazze intenzionate ad abortire, una situazione che destabilizza, poiché la sensazione è quella di sentirsi impotenti ed impossibilitati nel trovare e soprattutto spiegare alle giovani donne il vero senso della vita che portano in grembo.

Ilaria Scarcella