ABBIATEGRASSO -Lunedì 12 settembre ha preso il via un nuovo anno scolastico con il primo giorno di scuola.

Per la strada, di primo mattino, gruppi di alunni e di studenti si dirigevano a scuola: piccoli e grandi ancora insonnoliti, non più abituati alle levatacce, i piccoli con i trolley già carichi di libri, i grandi con lo zainetto leggero sulle spalle. Arrivati ai cancelli del loro istituto, tutti si sono fatti vocianti e sorridenti, contenti di ritrovarsi fra compagni di studio.

Abbiamo seguito e fotografato l’ingresso degli alunni alle 8.15 alla Scuola Primaria “U. e M. di Savoia” e l’uscita degli studenti alle 12.00 all’IPS Lombardini.

Gli alunni, accompagnati dai genitori o dai nonni, tutti in attesa fuori dal cancello in via De Amicis, le maestre in attesa nel cortile con in mano una paletta indicante la propria classe.

Allo spalancarsi del cancello, alunni e insegnanti si sono riuniti in gruppi e avviati all’entrata per raggiungere la propria aula e dare inizio al primo giorno di scuola, vicini nei banchi e guardandosi in volto senza la barriera della mascherina.

A mezzogiorno la campanella ha suonato, invece, l’uscita degli studenti dall’edificio di via Vivaldi, il primo giorno di scuola all’Istituto Professionale era già terminato. “

Com’è andata?”, abbiamo chiesto ad alcuni. Una ragazza del secondo anno ha risposto di aver fatto attività di laboratorio e di non essere molto soddisfatta perché mancano e sono cambiati quasi tutti gli insegnanti, era contenta però di aver ritrovato i compagni.

La sorella, che frequenta invece il primo anno, ha detto di aver trascorso una piacevole mattinata facendo conoscenza con i nuovi compagni e i nuovi insegnanti. Lunedì, pensando a questo ritorno fra i banchi, sicuramente si sono affacciati alla mente di genitori, ex studenti ed ex docenti, tanti ricordi dei primi giorni di scuola vissuti molti anni fa ormai.

Primo giorno di scuola

Un’ex studentessa, G.C., li ricorda così: “Il primo giorno nelle scuole elementari ‘U. e M. di Savoia’ ho conosciuto la mia migliore amica Jessica e da allora siamo amiche ancora adesso. Ricordo che ero un maschiaccio e, uscita dalla scuola, sono andata a giocare a basket con i compagni maschi della classe. Ero tosta e facevo tanti canestri, più dei maschi, che mi temevano perché ero troppo brava. Ho capito allora che il mio destino era studiare Scienze Motorie. Il mio sogno è sempre stato quello di insegnare educazione motoria alle scuole primarie. Ho avuto la fortuna di sapere esattamente che cosa volessi fare da grande sin da piccola. E’ un caro ricordo del mio primo giorno di scuola”. 

Questo, invece, il ricordo di M.B., un’ex professoressa del Liceo Bachelet: “Ho sempre vissuto i primi giorni di scuola con entusiasmo ed emozione. Insegnando nel biennio, ogni anno incontravo gli studenti di una nuova classe prima, una trentina di volti sconosciuti e carichi di aspettative, da non deludere troppo presto; rivedevo poi in seconda gli studenti lasciati a giugno, che a settembre trovavo cambiati, cresciuti dopo appena tre mesi. Era emozionante fare nuovi incontri, così come incontrare di nuovo persone già conosciute l’anno precedente.

Era piacevole ritrovare i vecchi colleghi e fare la conoscenza dei nuovi arrivati, insieme al vecchio Preside, a volte sostituito da un nuovo Dirigente Scolastico, tutto da esplorare, insieme a segretari e bidelli che ci accompagnavano nel lavoro quotidiano. I primi giorni erano i più stancanti per la fatica della conoscenza reciproca, ma anche i più stimolanti e ricchi di soddisfazioni. Trascorrevano fra un’attività di accoglienza e l’altra rivolta alla classe prima e lezioni di ripasso in seconda di quanto già appreso ma un po’ dimenticato nella lunga pausa estiva. Presto sarebbe arrivata la routine, fatta di interrogazioni e compiti in classe, spiegazioni più o meno interessanti, lezioni e compiti a casa, ma quei primi giorni permettevano a tutti di assaporare il rientro in un luogo fatto non solo di materie da imparare, ma anche di persone con cui vivere l’avventura di un nuovo anno scolastico”.

Ai ricordi aggiungiamo il commento di G.M., un ex professore del Liceo Bachelet, che ancora trasmette ai giovani la sua esperienza e la sua umanità a Portofranco: “Inizia la scuola dopo due anni segnati dalla pandemia, inizia da una domanda di rapporto. Scrive una ragazza sul suo diario che deve consegnare alla prof. i primi giorni di scuola: ‘Da una parte sono felice ma dall’altra no: sono felice perché potrò finalmente vedere i miei amici e si torna alla normalità, ma dall’altra no perché l’estate è passata velocemente’. Mi ha detto un ragazzo che proprio non ha voglia di ricominciare: ‘Meno male ci sono gli amici!’.

E mentre tutti pensano a progetti e a grandi prospettive didattiche, c’è un bisogno che viene prima, un semplice bisogno di rapporto, di potersi incontrare e stare insieme.

Questi due anni di pandemia hanno riportato tutto all’essenziale, per che cosa un ragazzo o una ragazza rompe quella amarezza per le vacanze che sono finite, per che cosa un insegnante riprende ad aver davanti 20, 25 studenti? Per che cosa se non per poter trovare nell’altro una ricchezza per sé? Ci vuole semplicità all’inizio di questo nuovo anno, ci vuole la coscienza del proprio bisogno, quello di trovare uno sguardo umano a sé. 

E non è che vi sia qualcuno che lo porta e qualcuno che lo riceve, per tutti viene dal cuore lo stesso bisogno, la stessa domanda, poter entrare in classe e trovare uno sguardo a sé. Da qui inizia la scuola, da questo semplice bisogno di umano”. Buon anno scolastico a tutti!

M.B.