Il dott. Minuto, responsabile del Dipartimento Emergenza ha cercato di spiegare l’iter che l’azienda  ha seguito nel decidere di chiudere il Pronto soccorso nelle ore notturne, citando il DecretoM70 del 2015, che definisce gli standard qualitativi e quantitativi per operare con efficacia, sicurezza e qualità per dare centralità al paziente e umanizzazione delle cure, in base al quale la Regione L. nel 2016 ha suggerito il riordino della rete dell’emergenza. “Per quanto riguarda il bacino di utenza sfioriamo appena gli ottantamila abitanti – ha affermato – mentre sappiamo che il DEA di primo livello di riferimento dell’ospedale più vicino è circa a 15 minuti e che gli accessi sono inferiori ai 20.000 all’anno”. Sempre avvalendosi di slide con diverse tabelle ha aggiunto: “Ho riportato anche gli accessi degli anni precedenti perché qualche volta si è pensato che solo gli ultimi anni si fossero ridotti, in realtà, il numero degli accessi è costante dal 2012 al 2016, è di ca.17.000. Meno ancora negli anni precedenti. Come potete vedere, gli accessi sono divisi in funzione dei codici di triage in cui, come in tutti gli ospedali, prevalgono gli accessi per i pazienti con codici di triage di poca rilevanza, quindi i pazienti non critici o poco critici, ovvero la maggior parte dei pazienti, ca. 15.000 su un totale di 17.500, per cui il resto è rappresentato dai pazienti più impegnativi, mediamente critici o molto critici che possiamo riassumere in ca.2.000 persone l’anno. Nel 2016 ca. 360 pazienti dal P.S. abbiatense sono stati trasferiti in altri ospedali. Abbiamo Magenta a 15minuti, Legnano con DEA di II livello a ca.30. Vorrei portare l’attenzione sul n. di pazienti trasferiti, perché il problema diventa clinico. Dietro questi numeri c’è la necessità, il bisogno del paziente e la risposta che noi clinici dobbiamo dare a questi cittadini che arrivano per infarto, ictus, emorragie massive, emorragie digestive, meningite, trauma maggiore, trauma cranico, dolore tragico, insufficienza respiratoria acuta e tante altre  che non trovano cure sicure nell’ospedale di Abbiategrasso. Non possiamo mettere a rischio i cittadini con sistemi di cura che non sono sicuri. Nel momento in cui affrontiamo l’urgenza e l’emergenza, sia noi medici sia noi cittadini, abbiamo bisogno di risposte vere e concrete. La rete dell’emergenza voluta dalla Regione ha creato dei sistemi ampiamente diffusi, noi dobbiamo ricorrere al trattamento di questi pazienti negli ospedali dedicati. La vocazione dell’ospedale di Abbiategrasso non è quella di rispondere ai problemi di emergenza e urgenza, ha delle bellissime unità operative e delle strutture che devono essere valorizzate, non solo l’ambito chirurgico che ha un numero importante, oltre 4.000 interventi l’anno di media chirurgia, ovvero colecisti, chirurgia della parete, ma parliamo anche di chirurgia del piede diabetico, unica nicchia in Regione, di chirurgia oculistica, di pneumologia. Noi dobbiamo dare risposte ai cittadini su queste patologie perché è questa la vera vocazione dell’ospedale di Abbiategrasso. Insistere su un Pronto soccorso per trasportare pazienti in tempi diversi vuol dire assicurare delle morti e delle condizioni invalidanti perché sono tutte patologie tempo dipendenti”.