Solo ora ho avuto modo, perché fuori Abbiategrasso, di leggere la risposta della Vostra redattrice Enrica Galeazzi alla mia lettera sul caso Charlie, da lei ampiamente strumentalizzato.

Premesso che questo è il mio ultimo intervento sul punto, giacché non voglio che la cosa diventi uno scontro personale di idee tra me è la Vostra redattrice, non posso fare a meno di restare esterrefatto di fronte alla prepotenza della sig.ra Galeazzi che pretende di imporre la propria verità come assoluta e la propria volontà agli altri che dovrebbero essere liberi di decidere della propria esistenza (patetico quel viva la vita finale!).

Non per voler male alla signora Galeazzi, ma vorrei che per soli dieci secondi si mettesse nei panni di una persona completamente incapace di muoversi, tenuta in vita da un respiratore, alimentata da un sondino che gli entra direttamente nello stomaco,  e le chiederei se non respirare, non gustare sapori e profumi, non poter muovere neppure un dito è per lei vita. Vita è respirare a pieni polmoni, vita è correre in un prato sotto il sole, vita è gustare l’amore in tutte le sue forme, vita è assaporare un buon cibo o un buon vino. Allora, in quel caso, anch’io grido viva la vita! Io credo che chi la pensa come la Vostra redattrice in realtà non ha alcun amore né rispetto per la vita, la vita vera che non è un simulacro di sofferenza imposta con la prepotenza da altri, davvero è così difficile da capire? Avv. Rodolfo Intelisano, Abbiategrasso

Risposta

Anch’io le rispondo per l’ultima volta anche se mi devo esporre. Vede, sig. Intelisano, io difendo Charlie e ogni vita proprio perché mi sono trovata in quella situazione che lei ben definisce di fine vita. In gioventù per un tumore molto invasivo, quando 5 interventi, chemio e radio sembravano non bastare e la diagnosi finale era di 2 mesi di vita. Intubata e allettata, ogni giorno che passava provavo una felicità pura solo per il fatto di respirare ancora. La diagnosi medica è risultata sbagliata e ripeto: viva la vita, sempre! Enrica Galeazzi