ABBIATEGRASSO – “Il giorno in cui Eva mangiò la mela, non nacque il peccato ma la disobbedienza”, fil
rouge di tutto lo spettacolo “Eva- Diario di una costola”, andato in scena venerdì sera Al Corso all’interno
della rassegna di drammaturgia contemporanea Incontroscena organizzata da Teatro dei Navigli. Sul palco
una fantastica, divertente, frizzante Rita Pelusio, applauditissima in un monologo che non ha mai annoiato.
Straordinaria anche nell’affrontare tutti gli imprevisti … Quella sera infatti c’era un problema di contatto
nell’interruttore delle luci della sala e l’attrice, senza mai uscire dal personaggio (in quel momento era una
donna incinta preoccupata di mettere al mondo un figlio maschio….) ad un certo punto ha evidenziato il
problema, ormai impossibile da trascurare, si è rivolta ai tecnici (“bè in fondo sono uomini”… “ad
Abbiategrasso abbiamo capito che vanno forti le intermittenze” e altre battute di questo genere che hanno
dato vita ad un momento di grande ilarità meta-teatrale, gestito brillantemente). “Eva” da ragazzina
adolescente che paradossalmente chiede di avere delle regole per poterle trasgredire, a donna incinta, da
manager schiacciata dagli impegni a lesbica che fa coming out durante il banchetto di nozze di una parente,
da una prostituta alla sua antitesti, una suora, stanca di raccontare che Eva è nata da una costola di
Abramo, per finire con una signora anziana schiavizzata dalla badante imposta dalla figlia, ha impersonato
donne diverse tra loro, così diverse che potremmo essere tutte noi, accumunate da una forza “ribelle”, da
un’energia che spinge a dire “no” a tante forme di oppressione. Un invito a leggere meglio la realtà e noi
stesse, a dire qualche “no” in più per difendere la nostra libertà e dignità. “No” a delle situazioni che
sembrano dei “paradisi” ma che sono delle prigioni. Paradiso come quello in cui Eva ed Adamo vivevano ma
che, a causa della “disobbedienza” di Eva, è stato cancellato, sono iniziati dolori, sofferenze, la fatica del
lavoro e il senso di colpa. Senso di colpa che spesso affligge noi donne quando non ci sentiamo mai
abbastanza, mai all’altezza della situazione, del nostro ruolo o di una relazione… Da questa fragilità però lo
spettacolo di Rita Pelusio fa nascere una forza. Non a caso, lei addenta con gusto una mela che sa di libertà,
guadagnata ma sempre da difendere. Autentica e sincera, Rita Pelusio a fine spettacolo si è messa a
dialogare con il pubblico, ha raccontato di altri imprevisti di cui però nessuno si è accorto, una corrente di
aria gelida sul palco mentre impersonava la manager, un attacco di tosse nella scena della suora, una porta
bloccata… E nonostante questo, e forse proprio per questo, ha confessato “è stata una delle mie migliori
serate”. Uscendo dal teatro, l’ultima frase proiettata sullo sfondo “rimbombava” nelle teste e nei cuori di
tante donne che hanno partecipato: “Quel paradiso non mi piaceva… perché non c’era niente che avessi
scelto io”. S.O.
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