ABBIATEGRASSO – Domenica 5 dicembre rimarrà una data da ricordare per la città che ha ospitato in Castello il Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri, in prima linea contro la ‘ndrangheta, e per questo sotto scorta dal 1989. Una vita difficile, scelte coraggiose comunicate con una semplicità e una chiarezza spiazzanti, un impegno quotidiano reale, rischioso, di indagini, di studio, di interventi contro la criminalità, unito all’impegno di parlare ai giovani nelle scuole, come prevenzione, per spiegare loro perché non conviene essere ‘ndranghetisti. Nella sala consiliare il Sindaco Nai ha accolto il Procuratore con i più alti rappresentanti locali dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Locale, con alcuni consiglieri in presenza e altri collegati on line, e gli ha conferito la Cittadinanza Onoraria con la seguente motivazione: “Perché da sempre impegnato in prima persona a contrastare il fenomeno mafioso. Un esempio di persona dedita completamente al servizio dello Stato e della legge”. Gli ha consegnato anche un leoncino rampante, simbolo della città ma anche del coraggio e della forza di Gratteri, che ha dichiarato: “Non ho fatto nulla di straordinario, ho cercato di essere il più coerente possibile con il mio lavoro, noi magistrati cerchiamo di rendere più vivibile la vita di tutti combattendo ogni forma di reato. Questo lavoro lo faccio dall’‘86, è un lavoro bellissimo, un magistrato non deve rendere conto a nessuno, sopra di lui c’è solo la legge, non capisco perché alcuni vanno a cercare una sorta di protezione. Mi ha sempre appassionato fare qualcosa per la collettività fin da ragazzino quando andavo a scuola e vedevo per le strade violenza, anche dei morti, ho fatto il magistrato e non mi sono pentito. Nel corso di questi anni con l’amico Antonio Nicaso, entrambi veniamo da contesti familiari umili, condivido valori comuni e il parlare insieme ai giovani. Oggi ai ragazzi bisogna parlare di soldi, bisogna spiegare quanto guadagna uno spacciatore e quanto guadagna un idraulico, per far capire che non vale la pena neanche dal punto di vista economico e che non è un modello vincente. Ogni anno scriviamo un libro, quest’anno è dedicato alle regioni del nord perché sono ad alta densità mafiosa, la Lombardia risulta la seconda regione d’Italia con tante attività imprenditoriali e commerciali di ‘ndrangheta, attività attraverso cui si fa riciclaggio. Se le mafie sono qui in Lombardia, non sono venute sparando, minacciando imprenditori, uccidendo. Sono venute offrendo lavoro a basso costo, smaltimento di rifiuti, offrendo molti soldi in contanti e comprando tutto ciò che è in vendita. E in questo modo stanno comprando pezzi della Lombardia. Il problema apparentemente non sembra grave. Non si spara più, perché oggi è più facile corrompere. La ‘ndrangheta ha milioni di euro in contanti e il suo obiettivo è quello di portare alla luce del sole i soldi che sono nascosti e per fare questo c’è bisogno di attività commerciali, imprenditoriali. Quindi le mafie sono alla ricerca di imprenditori che sono border line, spregiudicati, ingordi, che non si accontentano del guadagno onesto, non capendo che dal momento in cui si ha a che fare con la ‘ndrangheta accade un avviluppamento dal quale non si esce più. Bisogna essere meno tolleranti, non accettare compromessi, mediazioni o accordi, non assecondare la richiesta che non è legale. Non accettate questo, perché loro ci provano sempre a capire se ci sono margini di manovra, gli spazi per poter entrare a casa vostra. Nel momento in cui entrano non ne escono più, fino a quando non vi hanno distrutto. Se le mafie sono qui la responsabilità è dei lombardi che gli hanno aperto la porta. Oggi è più difficile riconoscere gli ‘ndranghetisti, sono in mezzo a noi e fanno affari. Bisogna prendere le distanze”. Parole forti e inequivocabili, cui sono seguite domande e risposte altrettanto illuminanti. Tre domande sono arrivate on line dal mondo della scuola per capire cosa possono fare i giovani per contrastare l’illegalità. La prima risposta di Gratteri è stata: studiare. Per non essere fregati dai mafiosi, studiare molto, Gratteri è conscio delle maggiori difficoltà dei ragazzi in 2 anni di Covid, lontano da compagni e insegnanti, isolati nelle case, ma “Più i giovani sono preparati meno ci sarà manovalanza per le mafie e meno clienti per la droga. La cultura è fondamentale perchè i ragazzi possano fare scelte consapevoli senza accettare il compromesso che è sempre un accordo al ribasso”. Ma Gratteri ritiene anche “importante che i giovani si impegnino nel sociale, per maturare e crescere, ad esempio aiutando gli anziani ricoverati, abbandonati dai figli che non li vanno a trovare, occorre sporcarsi le mani per confrontarsi con le difficoltà e desiderare di stare lontano dalle mafie. Molti genitori si limitano a comprare molti oggetti per i figli, cui però servono il loro tempo e le loro attenzioni. Ogni volta che ci rechiamo nelle scuole contiamo di recuperare un 20% di ragazzi portandoli dalla nostra parte”. Il cons. Maiorana ha chiesto se lo Stato riesce a essere al passo delle nuove tecnologie, a seguire i flussi di denaro e quanto riesce a rendere fruibili i beni confiscati alla mafia. Amara la risposta di Gratteri: “Le mafie sono in costante evoluzione, cambiano come cambia la società. Servirebbero più uomini per gestire la mole dei beni confiscati, da tempo i governi non parlano di contrastare la mafia, anzi le modifiche normative portano a un contrasto più soft”. La cons. Cameroni ha chiesto quali strumenti il Consiglio Comunale ha a disposizione. Gratteri ha detto che bisogna essere presenti, seguire bene i lavori del Consiglio, bazzicare negli uffici comunali, l’assessorato ai lavori pubblici e all’urbanistica, andare dove si concedono licenze, per capire se si tratta di scelte politiche idonee, se c’è o no infiltrazione, se c’è uno spiraglio per mettere piede nel Comune. Quando il problema arriva alla Magistratura, c’è già un tumore, il compito è di essere attenti e presenti nella gestione della città. Un impegno molto serio, se non si ha tempo, meglio non candidarsi. Dopo i ringraziamenti e gli apprezzamenti della cons. De Marchi, il cons. Denari che ha proposto sia l’onorificenza a Gratteri che l’istituzione di una Commissione Consiliare Antimafia, bocciata dalla maggioranza, ha chiesto al Procuratore come intende il ruolo di tale Commissione. Gratteri ha risposto: “La Commissione serve se si riempie di contenuti, occorre essere presenti, capire se tra gli assessori c’è chi è prono e al bar si incontra con un faccendiere, con un ‘ndranghetista. La Commissione parlamentare Antimafia ha dei consulenti esperti, i parlamentari non sono in grado di capire dinamiche complesse, come se io dovessi stabilire se un ingegnere è capace e sono un insegnante. In un Comune sono importanti l’impegno, il sacrificio, essere presenti, marcare stretto, non dare tregua agli assessori, anche questo è antimafia, capire cosa accade nei cantieri, chi e a chi ha concesso gli appalti, se sono sempre le stesse aziende. Se la Commissione Antimafia è una sovrastruttura farraginosa non serve, fondamentale è la presenza e controllare. All’ass Comelli all’Istruzione che chiedeva cosa fare per i giovani, Gratteri ha infine suggerito di stanziare fondi per organizzare un doposcuola e momenti di lettura in cui invitarli a spegnere i cellulari. Una testimonianza di altissimo valore e suggerimenti da mettere in pratica, subito, senza alcun indugio, se vogliamo proteggere il territorio dalla criminalità organizzata. Enrica Galeazzi
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