ABBIATEGRASSO – Il dott. Massimo Lombardo, anche se nominato d.g. solo da gennaio, conosce bene i 4 ospedali dell’AO di Legnano ora ASST dell’ovest-milanese, perché vi lavorava dal 2008. Ha spiegato qual è il ruolo dell’ASST, ente erogatore dei servizi mentre programma e controllo sono assegnati all’Agenzia di controllo e città Metropolitana, ritiene però che siano ancora  pochi i mesi  trascorsi per poter valutare i cambiamenti introdotti. Crede però che la legge 23 entrata in vigore l’agosto scorso sia un’opportunità straordinaria per costruire una rete di collaborazione tra tanti soggetti  per offrire la migliore continuità di cura. Ha poi distinto i P.S. di Magenta e Legnano, considerati DEA (dipartimento emergenza-urgenza) più qualificati. “Oggi – ha affermato Lombardo – si presentano al P.S. di Abbiategrasso pazienti che non attivano il 118 e che rischiano di non arrivare nel posto giusto”. All’apertura del dibattito è intervenuto il dott. Ceretti, membro della neonata Consulta comunale che, preso atto dei due distinti elementi di emergenza e cronicità, ha fatto proposte quali il configurare il P.S. potenziandolo, anche come luogo di riferimento il sabato e la domenica, per i cronici dimessi dall’ospedale, quindi un pronto intervento anche per le fragilità oltre che utilizzare la struttura per stabilizzare i pazienti, ed evitare spostamenti verso Humanitas o Beato Matteo, costruendo quindi un nuovo ruolo nella rete per il nostro P.S. Sono seguite domande sulle liste d’attesa che favoriscono i privati, sulla chiusura dei consultori che costringe a rivolgersi ai P.S. Un infermiere ha citato cronologicamente i cambiamenti dalla legge 833 in poi, la dimostrata volontà di ‘affondare’ la prevenzione, ha criticato “i tagli sui servizi perché non ci sono soldi che vengono invece spesi a dismisura per i dirigenti mentre la gente rinuncia a fare esami perché non può pagare i ticket troppo alti”. La consigliere regionale del M5S Paola Macchi a sua volta ha denunciato la carenza di personale dovuta anche ai turni e ai tempi di riposo previsti dalla legge. Intanto diverse persone si alzavano ed uscivano, non solo provate dal gran caldo ma esprimendo anche il loro rammarico per risposte poco utili a capire quale sarà il futuro del Cantù, tema della serata. Sono quindi arrivate domande sempre più stringenti. “In realtà cosa ci dobbiamo aspettare?”, “Quali reparti verranno potenziati o spostati?”, “il solito teatrino della politica, qual è il futuro dell’ospedale?”. Domande e un’insofferenza crescente soprattutto verso i politici che sembravano non rendersi conto di contribuire a quello scollamento con la realtà dei cittadini, di cui tutti parlano. Il dott. Lombardo ha ribadito che “non abbiamo una proposta preconfezionata, stiamo valutando, non trasferiamo reparti… Abbiategrasso è un posto molto curioso, le discipline devono aumentare ma cambia il livello di assistenza, l’importante è che si spostino i professionisti, sappiamo che ci sono pazienti che nel loro percorso trovano ostacoli come i tempi inadeguati. Sulla chiusura del P.S. discutono i professionisti anche in base alle norme regionali. I numeri non ci sono”. Il consigliere Finiguerra gli ha risposto che se i numeri non ci sono non è colpa dei pazienti ma di chi gestisce gli ospedali pubblici con lunghe liste d’attesa costringendo a rivolgersi a strutture private. Il dott. Lombardo ha precisato che “i numeri dipendono da scelte fatte 40 anni fa, quando fu costruito a Magenta un ospedale multifunzionale per un  territorio di 250.000 abitanti, una decisione che ha determinato la storia di questo territorio, ora si tratta di trasformare, non di chiudere il Cantù”. E.G.