CISLIANO – Si è tenuta, come di consuetudine, il 25 aprile la celebrazione della Festa della Liberazione, quest’anno tornata come durante gli anni pre-pandemia ovvero con la presenza dei cittadini e del Corpo Musicale Pietro Mascagni di Cisliano. La commemorazione ha preso avvio alle ore 18, quando il corteo, dopo aver deposto precedentemente la corona d’alloro nella frazione di Bestazzo, è partito dalla Casa Comunale di via Piave per giungere al Monumento dei Caduti di tutte le guerre in via Vittorio Veneto. La banda, diretta dal maestro Pietro Martinoli, ha accompagnato fin dai primi passi il corteo e, giunti sul piazzale antistante il monumento, si è proceduto con l’alzabandiera, accompagnato come sempre dalle note dell’inno di Mameli, dando il via ufficiale alla commemorazione per la celebrazione del 25 Aprile. Il primo a prendere la parola è stato il presidente dell’Associazione Combattenti e Reduci, Luigi Durè, il quale ha voluto esprimere come, nonostante siano passati ormai 77 anni da quel 25 aprile 1945, sia doveroso ricordare questa ricorrenza che celebra, oltre alla fine della guerra sul suolo italiano, anche la liberazione e la successiva riconsegna dei territori precedentemente occupati al popolo italiano. Popolo che durante il conflitto ha visto il sacrificio, oltre che di migliaia di soldati, anche di civili che si sono sacrificati per poter ottenere la liberazione dall’oppressore nazista e così la fine del secondo conflitto mondiale. Durè si è voluto soffermare sull’importanza di come la Festa della Liberazione debba essere monito e auspicio per la futura liberazione del popolo ucraino dall’oppressore russo, potendo così in futuro far celebrare allo stesso popolo ucraino il loro venticinque aprile e la loro Festa della Liberazione. Dopo il ricordo dei caduti da parte del presidente dell’associazione Durè, è stata la volta del sindaco Luca Durè, figlio dello stesso Luigi, cui è toccato terminare con un proprio pensiero la celebrazione. Il primo cittadino ha voluto ricordare come, dopo i due lunghi anni caratterizzati dalla pandemia e ora dalla guerra che affligge il popolo ucraino, quest’anno il concetto di liberazione sia più attuale che mai. Il 25 aprile, che rappresenta anche la data della definitiva unità nazionale e la sconfitta del nazifascismo, oggi deve vederci tutti schierati contro il regime comunista di Putin, che con la forza delle armi ha invaso un paese democratico come l’Ucraina. La stessa Ucraina, ha proseguito Durè, è come l’Italia della Resistenza e per questo motivo bisogna sentirsi vicini al popolo ucraino. Predicare la pace non è solo qualcosa che si possa invocare a parole, ma in determinate circostanze delicate bisogna sacrificarsi anche con l’utilizzo delle armi per poterla rivendicare e difendere. L’attacco senza senso da parte dei russi verso gli ucraini ci riporta ai periodi del colonialismo e dell’imperialismo, quando si occupavano con violenza e forza dei territori neutrali. La libertà ottenuta dal popolo italiano ed europeo non può essere compromessa e cancellata dagli eventi di questi giorni, bensì bisogna spendersi per mantenerla viva e duratura negli anni, nonostante questo comporti anche sacrifici. Durè ha concluso come sia doveroso soffermarsi sui diritti inviolabili che l’uomo ha ottenuto nel tempo, come quello di vivere in pace, cosa che ad oggi non sempre è garantita da parte dei governi in alcuni Paesi del mondo. La celebrazione si è poi conclusa con le note del silenzio fuori ordinanza e il corteo si è diretto successivamente alla Masseria per il rinfresco offerto dall’Amministrazione Comunale. Giacomo Menescardi
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