GAGGIANO – Lo studio delle guerre è un dovere fondamentale che ogni generazione è tenuta a rispettare. La conoscenza e la memoria sono un patrimonio fondante della società civile moderna e sono la base sulla quale possiamo fondare il significato dei valori e della libertà che oggi abbiamo la fortuna di possedere. Il processo di ricerca storica, già di per sé impegnativo, diventa ancora più complesso quando i conflitti sono il focus dello studio. La guerra ha il potere di gettare una coltre fuligginosa davanti agli occhi dell’umanità, nascondendo e oscurando gli orrori di sé stessa, come in una manifestazione di vergogna. Questo si rivela in realtà un paradosso poiché i resoconti e i rapporti ufficiali più precisi e dettagliati che abbiamo sono ereditati da quelle fasi storiche, ma, nonostante ciò, rimaniamo all’oscuro di molto. Il Rachinaldo, circolo gaggianese per la ricerca sulla storia locale, impersona l’importanza dell’indagine storica al di fuori delle istituzioni accademiche. Da vent’anni i soci dell’associazione pubblicano libri e organizzano incontri per informare i cittadini gaggianesi delle loro scoperte. L’ultima fatica è stata presentata il 22 aprile presso la sala consiliare del Comune con la partecipazione di Maurizio Monzio Compagnoni, referente dell’ANPR Lombardia, e Giorgio Fasani, Presidente dell’associazione Combattenti e Reduci di Gaggiano, oltre agli autori del volume Sergio Meda, Lorenzo Papetti e Paolo Migliavacca. Il libro intitolato “Germania 23 aprile 1945, uccisi 127, colpevoli nessuno” illustra, grazie alle dichiarazioni postume di alcuni sopravvissuti e dei loro parenti, la prigionia e l’eccidio di 127 italiani al termine della Seconda Guerra Mondiale. A seguito della divulgazione dell’armistizio l’8 settembre del 1943, alcuni soldati italiani che non accettarono di unirsi ai Repubblichini e ai loro alleati tedeschi vennero fatti prigionieri e deportati nel campo di prigionia di Treuenbrietzen, non distante da Berlino. Gli IMI (internati militari italiani) passarono lì 18 mesi, svolgendo lavori forzati nelle fabbriche di produzione di munizioni e subendo ogni tipo di abuso e umiliazione. L’illusione della libertà arrivò nell’aprile del 1945, quando i soldati dell’Armata Rossa scacciarono i nazisti dal campo di prigionia e intimarono ai detenuti di non uscire dalle mura per non finire nel fuoco incrociato. La scelta di seguire tali indicazioni fu per loro fatale, solo poche ore dopo, infatti, la Wermacht tornò al campo e condusse gli IMI in una cava di sabbia dove i prigionieri subirono un’esecuzione sommaria, venendo poi ricoperti dalla sabbia stessa per nascondere il crimine. Solo 4 delle 131 vittime di tale scempio sopravvissero e questo avvenimento, grazie alla testimonianza dell’ultimo sopravvissuto ancora in vita, è tornato alla luce solo pochi anni fa. Questa vicenda è stata spunto di ricerca e di interesse per il Rachinaldo, poiché tre dei prigionieri coinvolti erano originari di questa zona, precisamente di Gaggiano, Rosate e Binasco. Per questa ragione la presentazione del libro si è tenuta in tutti e tre i comuni, rendendo onore e memoria a chi, per amore della libertà e della democrazia, ha dato la propria vita. Alessandro Gastaldi