ABBIATEGRASSO – Venerdì scorso ci siamo recati all’Istituto di  Istruzione Superiore Statale Vittorio Bachelet, che si trova in via Stignani ad Abbiategrasso, per un’intervista al preside Andrea Boselli. L’Istituto comprende il liceo Blaise Pascal con lo Scientifico, il Linguistico, il Liceo delle Scienze Umane e l’Istituto Tecnico Commerciale. Una realtà importante non solo per Abbiategrasso ma per il territorio, che ospita complessivamente quasi 1.300 alunni divisi in 53 classi. Ci siamo andati soprattutto per parlare dei numerosi progetti che sono stati messi in cantiere, anche con riferimento al PON che significa Programma Operativo Nazionale  del Ministero dell’Istruzione di cui ci parla il preside: “Si tratta di un Programma finanziato con fondi europei gestiti da un’agenzia nazionale. Le scuole che vogliono realizzare  progetti devono partecipare a dei bandi di concorso con richieste specifiche e budget preordinati e se risultano in graduatoria tra i vincitori, possono accedere ai finanziamenti. Questa scuola 2 anni fa ha presentato dei progetti che sono stati accolti. Abbiamo avuto un finanziamento di oltre 70.000 euro, una cifra cospicua suddivisa su un numero elevato di moduli. Sono 14, quindi tra i 5 e i 6.000 euro ciascuno. Ci siamo dati da fare per attuarli, perché obbligatoriamente devono essere terminati entro quest’anno scolastico”. Fanno riferimento anche all’alternanza scuola-lavoro? “Sono progetti non pensati per l’alternanza scuola-lavoro ma in pratica, in parecchi casi  li abbiamo fatti confluire, per progetti in cui i ragazzi devono unire il fare, operando nel gruppo, sotto il coordinamento di esperti che danno indicazioni necessarie, anche… sporcandosi le mani”. Ce n’è uno che mi ha colpita, perché visibile entrando, nel prato antistante ci sono una sorta di aule-capanne ecosostenibili… “L’idea è quella di far scoprire ai ragazzi la possibilità di costruire delle cose con materiali totalmente riciclabili e naturali. Abbiamo una struttura in bambù e una realizzata con verghe di salice che costituiscono una sorta di grande igloo che può contenere gruppi di 15 o 20 studenti. Queste verghe di salice sono vive, piantate nel terreno e nel corso della primavera si ricoprirà di foglie e si avrà una struttura totalmente coperta e naturale, all’interno della quale anche in piena estate e in pieno sole, ci saranno alcuni gradi in meno rispetto alla temperatura esterna”. Oltre al sapere il saper fare quindi. Quali altri progetti? “Ci siamo occupati di studio e approfondimento del territorio per vari aspetti: paesaggistico, urbanizzazione rurale, studio delle cascine, con l’uso di droni. Quindi rilevazioni e produzione di filmati, di percorsi fotografici che speriamo di condividere con una mostra, previ accordi con il Comune, magari in Castello. Un gruppo di lavoro ha anche materialmente costruito un drone, con le stampanti 3D. Quindi i ragazzi hanno potuto esplorare anche dal punto di vista tecnologico. Una parte cospicua di progetti è stata dedicata all’orientamento, ai ragazzi di 4° e 5° è stata data l’opportunità di lavorare con l’Università Statale per aprire riflessioni sul mondo del lavoro e familiarizzare con l’ambiente universitario. Tra i 14 progetti anche il ‘modulo’ molto importante sulla Legalità che approfondisce i problemi della criminalità organizzata su questo territorio. Le mafie non sono solo al sud, i ragazzi scoprono che ci sono strutture sottratte alla mafia ora di utilizzo sociale. Un gruppo di studenti, opportunamente guidato, ha preso contatto con queste realtà. C’è un aspetto di approfondiomento di quella che si chiama Cittadinanza  e Costituzione, materia di esame di Stato”. Complimenti anche agli insegnanti che si dedicano a questi progetti… “Progetti molto impegnativi che richiedono un’organizzazione complessa, l’Europa ci impone controlli rigorosi, ogni euro dev’essere giustificato. Gli insegnanti dedicano molte ore, tutte le iniziative sono extrascolastiche, le ore di scuola vengono preservate, gli studenti che vi partecipano sono volontari. Per la realizzazione di questi progetti erano previsti 2 anni scolastici invece è stato poi richiesto un solo anno, li stiamo terminando”. Un suo messaggio, da dirigente scolastico agli studenti del Bachelet di oggi e a quelli che intendono iscriversi in futuro: “Il messaggio è che siamo una scuola di dimensioni notevoli, con una gamma di indirizzi ampia e facciamo quello che abbiamo cercato di raccontare oggi. Non abbiamo bisogno di studenti geniali ma di ragazzi volenterosi e curiosi. Se curiosi possono scegliere tra tante proposte ma fondamentale è anche l’insegnamento quotidiano che dev’essere di qualità, altrimenti qualsiasi cosa si faccia, finirebbe nel vuoto. Cerchiamo di mantenere i due binari della quotidianità ed eccezionalità che, per noi, sta diventando anch’essa quotidianità”.  Tanti i semi che in questa scuola stanno germogliando, proprio  come le verghe di salice. Enrica Galeazzi