ABBIATEGRASSO – Franco Nembrini, scrittore e insegnante, ha concluso sabato sera la settimana dedicata al Servo di Dio Mons. Luigi Giussani. Invitato dal responsabile di CL Andrea Franchi a dire cosa significhi oggi riconoscere un maestro, ha iniziato il suo incontro dicendo che non si può affrontare questo tema senza guardare a quello che sta succedendo in Ucraina. Nembrini ha raccontato di un episodio accaduto otto anni fa, uno scontro tra un amico ucraino e un amico russo, e lui a loro aveva detto che voleva capire se fosse vero quello che ha proclamato San Paolo, che non esiste più né giudeo né greco, né uomo né donna, né schiavo né libero. “Io in questi ultimi 8 anni in tante occasioni – ha detto Nembrini – mi sono chiesto se le diversità possano essere occasioni di unità e di bene, o invece essere generatrici di divisione e di guerra”. Il criterio fondamentale per rispondere a questa questione che abbiamo tutti è amare la verità. Qui si colloca la questione decisiva della libertà. L’idea dominante oggi è che essere liberi è non avere legami. Invece noi esistiamo in quanto esseri dipendenti. La libertà è la misteriosa capacità che l’uomo ha di accettare la dipendenza dal Padre o di rifiutarla. Il primo passo dell’uomo che vede la verità è quello di riconoscere la propria povertà. E leggendo versi della Divina Commedia, parlando del rapporto tra Dante e Virgilio, guida nel cammino intrapreso nella selva oscura, Nembrini si è soffermato sulla figura del maestro. Un maestro non risponde alle domande, aiuta a riconoscerle e ad approfondirle. Il grande educatore aiuta a prendere coscienza del proprio bisogno. Un maestro è uno che vede così tanto da aiutare a vedere. Il primo esercizio della libertà è decidere con chi camminare, perché da soli non si può perseguire la meta del cammino. La libertà è il compimento di un desiderio e questo porta a capire che bisogna seguire il proprio desiderio. L’uomo deve seguire il suo cuore, così diventa libero. A che condizione può essere esercitata la libertà? Se si ha una ragione piccola è meglio non mettersi in cammino, perché la promessa è alta. Riconoscere il vero e aderirvi, è questa la libertà, la piena soddisfazione del proprio desiderio. Non si può stare al mondo per meno del vero, questa è la libertà. Nembrini ha invitato tutti a sostenersi in questo cammino di libertà. “Siamo stati una generazione che aveva una sensibilità per la libertà – ha concluso Nembrini – ma oggi scopriamo che libertà è misericordia, cioè l’affermazione dell’altro anche quando ti colpisce”. Si perdona veramente quando non si ha più nulla da perdonare. Andrea Franchi ha concluso l’incontro dicendo che persone che vivono la libertà come ha testimoniato Nembrini se ne incontrano: si riconoscono perché brillano i loro occhi. G.M.