VERMEZZO – Sono 103 le candeline spente da Liduina Reolon che oltrepassa nettamente il secolo
di vita, aggiudicandosi l’invidiabile titolo di “ultracentenaria”: nonna bis, con tre bellissimi
pronipoti. Una vita piena, combattiva e travagliata quella di Liduina, vissuta con una forza
incredibile. Nasce il 10 agosto 1912 a Dussoi di Limana, nel bellunese, da una famiglia di contadini
e a 16 anni si trasferisce a Legnano, sola, dove sarà ospitata in un convitto e lavorerà presso lo
storico stabilimento tessile De Angeli-Frua. Sono anni di guerre, “fame nera”, povertà. Anni che le
hanno saputo insegnare molto bene a convivere con la sofferenza: dopo la perdita del marito a soli
26 anni, nel ‘39, a causa di una malattia contratta durante la guerra d’Africa, Lidia (così
soprannominata dagli amici) si è ritrovata sola a dover accudire la figlia Anna di 3 anni e mezzo.
“Nel ‘40, poi, è scoppiata la Guerra – raccontano la figlia e il genero Mario, con i quali Lidia
convive, assistita con affetto – Milano diventa pericolosa per la piccola e Lidia si trova costretta a
doverla mandare nel bellunese dai nonni. I genitori sono poveri, i suoi fratelli in guerra. Lei deve
rimanere a Milano a lavorare, ma il suo cuore è dalla sua famiglia, alla quale manda dei soldi e del
caffè, che rubacchia alla mensa. Prendeva la punta della matita – spiegano la figlia e il genero
sorridendo -, apriva le trame dei sacchi di iuta sfilando piccoli chicchi, li metteva in un borsellino e
ce li spediva. Concedersi il caffè era un lusso a quei tempi…”. Ci lasciamo volentieri coinvolgere
dai racconti e restiamo piacevolmente stupiti di fronte alle dichiarazioni sulle sue piccole e sane
abitudini “mangia primo, secondo, frutta e dolce, fa spuntini e non si nega una spremuta d’arancia e
una passeggiata al giorno! Apparecchia la tavola e – aggiunge la figlia – se vede che per la fretta ho
messo qualcosa fuori posto, la sistema con puntiglio”. Ai festeggiamenti per i suoi primi 103 anni
anche l’Amministrazione Comunale, nelle persone del vicesindaco Valentino Molino e della
consigliera Connie Giugno, che hanno consegnato alla cara concittadina un mazzo di fiori. “Quanto
ridere, che bei tempi” ha detto la nonnina ricordando la gioventù. Un sorriso e un inno alla vita che
siano da esempio per tutti noi. Emanuela Arioli