ABBIATEGRASSO -Martedì 10 ottobre, a meno di 2 settimane dal referendum di domenica 22 sull’autonomia della Lombardia, il sindaco Cesare Nai ha invitato ad un incontro per conoscere le motivazioni di questa consultazione popolare. Ragioni diverse e diversi spunti di riflessione sono arrivati da ciascuno dei sette relatori, a cucire i vari interventi tra loro, lo stesso sindaco Nai. Prima a spiegare le ragioni del sì, Francesca Brianza, assessore regionale al Reddito di Autonomia. “Un referendum unico, eccezionale che può cambiare la storia di noi lombardi” ha esordito entusiasta, sostenendo che la Lombardia è speciale e merita più autonomia, più competenze e più risorse. I lombardi si lamentano invece perché si sentono vessati dallo Stato per le troppe tasse e pochi servizi, quindi ritiene che per ottenere di più c’è bisogno del sostegno di tutti, che si vada a votare e che si voti sì. L’ass. Brianza (Lega Nord) ha parlato del residuo fiscale, ovvero della differenza tra le tasse pagate allo Stato e quanto ritorna alla Regione. Ad Abbiategrasso la differenza è di 175 milioni di euro. Il residuo fiscale della Regione Lombardia è di 54 miliardi, il credito più alto d’Italia ma anche d’Europa, quello della Catalogna per esempio è di 8 milioni. Il referendum dovrebbe servire a rafforzare con il voto di milioni di lombardi, il potere contrattuale del governatore nei confronti del governo. Occorre colmare il divario con le regioni non virtuose, per la sola Sanità, la Lombardia vanta un credito di 534milioni di euro di rimborsi per pazienti di altre regioni che vengono a curarsi qui. L’appello è di andare a votare Sì in quanti più possibile. Eugenio Casalino, consigliere Metropolitano del Movimento 5 Stelle ha rivendicato la nascita del referendum, avendo il suo gruppo suggerito nel 2014 al Consiglio Regionale di chiedere più autonomia tramite il referendum, appellandosi all’art.116 della costituzione. Anche la proposta del voto elettronico, ha affermato, si deve al Movimento 5 Stelle, tolti gli investimenti iniziali, i costi risultano dimezzati. Lo stesso consigliere ha tenuto a precisare che il referendum “non porterà a casa il residuo fiscale ma permetterà di chiedere al governo di far gestire da Regione Lombardia settori ora gestiti dallo Stato”. Riccardo De Corato ha ricordato che “Fratelli d’Italia ha approvato il programma di Maroni del 2013 che ha subito le bastonate del governo con tagli alla sanità sul trasporto pubblico locale per esempio, quindi si ritiene che non basti una delibera come quella della Regione Emilia Romagna per aprire trattative forti con il governo mentre il referendum serve a far sentire forte la voce dei lombardi”. Luca Del Gobbo, assessore regionale di Lombardia Popolare ha proposto altre riflessioni: “Un referendum che – ha detto – può cambiare la vita di ciascuno di noi”, puntando sugli art.116 e 117 della Costituzione che prevedono un Federalismo Differenziato da sempre però ostacolato da uno Stato centralista che non distingue tra regioni virtuose e non, senza indici di meritocrazia. La Lombardia rivendica più autonomia per dare risposte ai bisogni della gente nei luoghi più vicini ai cittadini. Da assessore all’Innovazione ha portato alcuni esempi di nuove imprese, di progetti che possono cambiarci la vita ma che hanno bisogno di supporto e finanziamenti. Pietro Bussolati, segretario Metropolitano Pd seppur per il Sì, ha manifestato posizioni diverse e rivendicato la primogenitura del Pd sul Federalismo Differenziato, contrario invece alle Regioni a statuto speciale, critico con il governatore Maroni “che 4 anni fa ha vinto le elezioni dicendo che avrebbe tenuto il 75% delle risorse in Lombardia e ora spende 55 milioni di euro per chiedere di avere più autonomia. Un referendum consultivo non necessario. Non vogliamo- ha concluso – sostituire al centralismo romano un centralismo lombardo, diamo le risorse agli enti di prossimità”. Vera Cocucci, consigliere Metropolitano di Forza Italia, ha accennato alla storia politica ed economica della Lombardia che spiega il suo essere speciale, dovuta dall’evoluzione dal ’48 ad oggi. Ha spiegato che questo referendum non è paragonabile a quello della Catalogna, perché previsto dall’art.116 della nostra Costituzione, previsto quindi da una legge statale dal 2011. I sindaci presenti sono stati invitati ad esprimere un parere, sia Guglielmo Villani di Ozzero che Andrea Cipullo di Vermezzo hanno confermato di essere favorevoli al referendum con cui si chiedono più risorse per dare più risposte ai cittadini. Perplessità sono state espresse invece dal sindaco di Noviglio, insoddisfatta dalle risposte avute finora dalla Regione perché sono stati spesi 55 milioni per il referendum ma non sono state trovate risorse per il trasporto locale. Angelo Ciocca, europarlamentare (Lega Nord), ha esortato ad ascoltare di più i cittadini che anche in Lombardia sono in sofferenza. L’art.116 esiste da 16 anni, è uno strumento da usare per negoziare meglio con il supporto di milioni di lombardi che, si prevede, voteranno Sì. Il sindaco Nai ha invitato i giornalisti a fare domande, la sottoscritta ha ricordato, a proposito dell’ascolto dei cittadini, che Movimento dei Diritti del Malato con oltre 11.000 firme e i sindaci dell’abbiatense chiedono di rivedere la scelta politica di chiudere il P.S. di notte e il progetto Poas che depotenzia di fatto l’ospedale, nonostante i 30 milioni spesi da poco per rifare struttura e strumentazioni, per altro con una interpretazione discutibile del Decreto Ministeriale 70 da parte della Regione. A fine incontro, in sala, abbiamo raccolto e riportiamo il seguente commento: “Se c’è una buca in strada, non si chiude la strada ma la si aggiusta, così se ci sono migliorie da fare per la sicurezza in ospedale, si fanno, non si chiude un servizio fondamentale. Il referendum serve per farci ascoltare di più? Voterò sì ma incomincino a dimostrare che ci ascoltano prima di tutto in Regione”. E.G.