ABBIATEGRASSO – Nel pomeriggio di sabato 29 settembre, al Castello, Abbiategrasso ha abbracciato un suo scrittore particolare, Domingo Grollino. La sua “voce”, il suo “urlo” è garantito dal suo pollice sinistro, unico modo che ha per comunicare con le persone. Scrive e messaggia con gli amici solo grazie ad esso.
Domingo è vittima della sindrome di Hallervorden-Spatz, una malattia autoimmune rara e degenerativa che dall’età di sedici anni lo ha colpito e segnato fino a portarlo sulla carrozzina e a dipendere quasi completamente dagli altri. Schiavo del suo “ Despota”, il suo corpo malato, come lo chiama nel libro, la sua testa è rimasta lucida e combattiva. Gli piace comunicare, esprimere opinioni e scrivere soprattutto.
“L’Urlo” è uno dei suoi tre libri (“Il Fischietto” è il primo, “Il viaggio” è l’ultimo) non è altro che una odissea nella sua giornata. Aiutato da molti amici e volontari, ha permesso che si leggessero le  pagine del suo scritto. Tanti i lettori, dal sindaco Nai  agli amici come il Pier del bar Castello, la comandante della Polizia locale, rappresentanti del Rotary, di Iniziativa donna, consiglieri comunali, professionisti istrionici come Sgrilli e Luca Cairati. In tanti, tutti per dare voce a Domingo… La semplicità nuda e cruda del racconto ci trasporta nella quotidianità dello scrittore,  dall’atto dello svegliarsi e dal primo dilemma della mattina: mi sveglio o no? Forse è meglio continuare a sognare…
Cosa sogna? Sogna quello che era, la sua vita normale fino ai 16 anni, la fatica di accettare quotidianamente la dittatura del suo despota. Si arrabbia, piange, pensa, si rassegna…si rassegna ma sorride e continua a camminare su quelle gambe che il destino gli ha assegnato. In tutto questo una domanda lo tormenta e ci tormenta, perché? Quante mattine, noi distrattamente ci sentiamo stanchi e vorremmo rimanere a letto? Ecco il risveglio di Domingo è altra cosa, lui non può alzarsi, deve dannatamente aspettare che qualcuno lo aiuti ad iniziare la giornata, un amico o un operatore, che spesso ci confida esser la stessa cosa…
Devono alzarlo e accompagnarlo in bagno, secondo momento difficile per lo scrittore, il non poter avere una sua indipendenza nemmeno in bagno. Il pranzo, le medicine, la pennichella, la cena e di nuovo il sonno… Gesti banali per noi, per lui una vera e propria odissea affrontata dovendo accettare ogni attimo che il suo corpo non lo ascolti, la sua testa corre, grida, scherza ed è libera di scappare, sarebbe libera… Il suo despota non gli lascia tregua, è lì ogni attimo a ricordargli che non può farlo.
Se il suo corpo non si muove se non accompagnato, il suo pensiero è in movimento  perpetuo.
Questo suo terzo testo ci trasporta nell’alternanza di emozioni che vive Domingo, la rabbia del dover dipendere e la costruttiva accettazione della propria condizione.
Un urlo per ricordarci quanto siamo fortunati e monito contro ogni forma di insoddisfazione od insofferenza.
Dopo la lettura del testo “L’Urlo” e prima della consegna della maglietta del Milan autografata in regalo a Domingo, la giornalista Enrica Galeazzi ha ricordato, leggendo un articolo, la bella collaborazione dello scrittore con l’Eco della Città, anche in quelle semplici parole non poteva che emergere il suo inno alla vita.
Sabato pomeriggio Abbiategrasso ha dato “voce” a Domingo, con gentilezza e semplicità, e ancora una volta Domingo ha fatto emozionare ricordandoci che la vita, nonostante tutto, è bella, è un dono, e merita di essere vissuta e amata. L.C.