ABBIATEGRASSO – A proposito del P.S. anzi dei P.S. di Abbiategrasso e Magenta, i nostri lettori che leggono anche altri giornali e seguono i social hanno espresso “perplessità” per le dichiarazioni riportate, in un’intervista uscita su un altro settimanale locale, dal responsabile dott. Dello Russo. Sintetizziamo i motivi per cui chi ha sperimentato il P.S. di Magenta dice di non credere al dott. Dello Russo. Vengono contestati diversi dati forniti: dalla risposta che assicura essere immediata per i codici rossi e gialli (l’ultima segnalazione che ci hanno riferito in ordine di tempo quella del parente di un infartuato che ha atteso 6 ore prima di essere trattato). C’è chi si chiede come faccia a dire che “il Pronto Soccorso di Magenta non scoppia, dopo la chiusura notturna di Abbiategrasso solamente sette accessi in più al giorno”. Frase contestata anche dal personale sanitario di Magenta che però chiede di restare anonimo per non incorrere in sanzioni aziendali. Altra “anomalia” riferita dal dott. Dello Russo è che “le urgenze vere incidono solo per il 12-13% , un dato in linea con quello regionale”, poiché il resto sarebbero tutti codici bianchi e verdi. Se così è, la logica conseguenza, e basta il semplice buonsenso popolare, è che avrebbe ancora più senso riaprire il P.S. del Cantù, che invierebbe solo i casi più gravi altrove, dopo averli stabilizzati, lavorando in rete come prevede il tanto citato DM 70”. Leggo la proposta pervenuta da un utente: “La dichiarazione nell’intervista del responsabile del P.S. che ha fatto più infuriare è: ‘chi ha sperimentato il P.S. di Magenta è quella in cui afferma che sono arrivati i Carabinieri non perché c’era gente preoccupata perché stava male e stava aspettando da troppo tempo ma perché c’era gente da TSO ossia matta, che dava i numeri… Dichiarazioni intollerabili!”. Invitiamo il dott. Dello Russo a rispondere alle contestazioni citate. E.G.
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