ABBIATEGRASSO – Sabato 20 gennaio presso l’IIS Bachelet si è tenuto il convegno “Orizzonti e Scuola verso la libertà”, organizzato dall’Istituto scolastico Bachelet nella persona del Preside dott. Andrea Boselli in collaborazione con l’associazione Orizzonti di Vermezzo, di cui la dott.ssa Gina Arielli è stimata presidente. Al tavolo dei relatori, nel ruolo di moderatore, la dott.ssa Monica Cavassa, Viceprocuratore Onorario della Procura di Milano. Sono intervenuti sull’argomento il dott. Alberto Dones, Procura della Repubblica di Milano, la dott.ssa Annamaria Gatto, Presidente del Tribunale di Pavia, l’Avvocato penalista del foro di Milano dott. Daniele Insalaco, il dott. Simone Pucci, della Procura della Repubblica di Milano e l’Ing. Informatico Vincenzo De Feo, il quale ha presentato il suo libro “…prima del Click”, strumento efficace per coloro che vogliono imparare a districarsi dalle insidie legate all’utilizzo dei social network e delle nuove tecnologie e per i genitori della generazione cosiddetta Millenials (nati tra l’inizio degli anni ’80 e l’inizio degli anni 2000), nata e cresciuta all’interno di un sistema tecnologico di cui spesso non conosce regole, potenzialità e pericoli. La dott.ssa Monica Cavassa ha messo a fuoco come negli ultimi anni gli episodi di violenza intra ed extra familiare e gli atti persecutori siano in netto aumento e in progressivo cambiamento. Ad esempio, l’atto persecutorio che nel passato nasceva e finiva in classe (bullismo), adesso si moltiplica a casa attraverso l’uso dei social network, spesso infarcito di foto, video e quant’altro. Le cronache ci riportano come questo fenomeno dilagante e incessante abbia portato anche ad eventi tragici nella vita degli adolescenti millenials. Purtroppo, proprio a causa dell’attuale modalità vorace di approcciare alle notizie e a causa di un eccessivo bombardamento mediatico on line, questi eventi vengono recepiti e dimenticati nell’arco di breve tempo. Il tentativo degli esperti del settore è quello di coinvolgere il più possibile il mondo adulto in una tematica che troppo spesso viene lasciata gestire a giovani e giovanissimi. Urge ricordare che l’obiettivo del carnefice nei confronti della vittima è proprio quello dell’isolamento e per questo la dott.ssa Cavassa incoraggia i nostri ragazzi a parlare, poiché non c’è nulla di cui vergognarsi quando si è vittime di scherno e bullismo (che sia cyber oppure no). La relatrice ricorda che tra un genitore e un figlio chi ha più strumenti è il genitore, che deve riuscire ad interpretare i segnali di disagio dei figli, a volte troppo in difficoltà per riuscire a raccontare ciò che accade. Un accento è posto sulla minimizzazione fatta attraverso i mass media del termine bullismo, percepito troppo spesso in maniera superficiale. E’ fondamentale ricordarsi che non si tratta di “ragazzate”, ma di atti illeciti e veri e propri crimini che dopo l’età di 14 anni possono essere legalmente perseguibili e sono penalmente rilevanti. Il dott.Alberto Dones ha illustrato gli aspetti storico-normativi rispetto agli atti persecutori nel nostro codice penale dal 1930 ad oggi, dagli art. 572 sul delitto di maltrattamento in famiglia e 660 sul delitto di molestia e disturbo alle persone sino alla recentissima legge 71 del 2017 in tema di cyberbullismo. Dones ha posto l’accento sulla connotazione pubblicistica delle intenzioni del legislatore al momento della nascita del Codice Penale, il quale non si preoccupava solo del maltrattato, ma di tenere salda la famiglia e punire severamente chi ne minacciava la solidità. Al centro dell’orientamento non c’era l’uomo ma lo Stato e la tutela dell’ordine pubblico. La dott.ssa Annamaria Gatto ha improntato il suo intervento sull’esperienza del Tribunale di Pavia nel territorio rispetto a questo argomento. E’ molto importante il concetto di rete a supporto di coloro che subiscono questi fatti ma ancor più importante, a parere della dott.ssa Gatto, l’attività di prevenzione necessaria per un reale cambiamento sociale nella direzione del benessere. Ha poi ricordato che l’Italia ha messo in atto iniziative all’avanguardia come il soccorso violenza sessuale, che a dicembre ha compiuto trent’anni e il servizio violenza domestica, attivo da dieci anni. La prima accoglienza delle vittime è fondamentale, poiché aiuta a superare la paura e la vergogna. Le vittime si vergognano che la loro famiglia non funzioni in maniera ineccepibile e si vergognano a “mettere in piazza” ciò che accade, senza comprendere che chi deve vergognarsi è chi pone in essere tali maltrattamenti e non chi li subisce. E’ stato ricordato che finora la gestione di questi casi è stata affidata agli interventi del privato sociale: centri antiviolenza, case di accoglienza e simili più o meno sovvenzionate, risulta necessario che anche lo Stato si attivi maggiormente su questo argomento, poichè coloro che subiscono tali atti persecutori non possono voltare pagina in poco tempo, ma necessitano di un lungo percorso per ricostruire autostima e identità. La dott.ssa Gatto ha raccontato, infine, la sua esperienza personale come vittima di bullismo a scuola, parlando un linguaggio comprensibile ai ragazzi, che l’hanno applaudita con partecipazione. Il dott. Pucci ha ragguagliato la platea sulle caratteristiche del bullismo, che consta una pena detentiva dai 6 mesi ai 5 anni per ragazzi di età superiore ai 14 anni. Il dott. De Feo ha concluso il convegno con una riflessione sulle pericolosità dell’utilizzo di internet, troppo spesso sottovalutate. Il convegno rivolto a studenti, docenti e genitori del Bachelet è stato di grande spessore culturale e di spunto per una riflessione di giovani e non più giovani sull’utilizzo di internet e dei social. Anche il mondo adulto può e deve porsi alcune domande sul bullismo in rete, a partire da ciò che quotidianamente accade sui profili Facebook e Instagram o sulle pagine dei gruppi social, dove non ci si dovrebbe mai dimenticare di fornire un esempio di rispetto, gentilezza ed educazione civica alle generazioni dei più piccoli e degli adolescenti. Selene Fiori
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