ABBIATEGRASSO – Alla soddisfazione per il “Sì” unanime della Commissione Regionale Sanità e gratitudine per l’obiettività dimostrata dai consiglieri intervenuti per il sopralluogo, si contrappone ora il senso di sfiducia che si sta diffondendo per diversi motivi che riportiamo. Ci dicono che da quando si è saputo del consenso regionale da parte di tutti i partiti e gruppi politici a riaprire, dando per scontata l’immediata riapertura, diverse persone si sono recate di sera al P.S. dopo le 20 pensando fosse in servizio. Alla delusione della chiusura si è aggiunto il disagio di arrivare a Magenta e di attendere ore in condizioni definite da terzo mondo, “ore di attesa, lettino sporco di sangue, cestino per rifiuti speciali traboccante con materiale sanitario a terra”, descrizioni non edificanti e timori per le condizioni igienico sanitarie ritenute a rischio per pazienti e parenti. Si ritiene che “il personale faccia i salti mortali per rispondere alle molteplici richieste subendo però a sua volta, i disagi dovuti al sovraffollamento, ancora più incomprensibile quindi risulta la chiusura da un anno, di un P.S. nuovo, superattrezzato a cui è stato tolto il personale a cominciare dall’anestesista rianimatore”. Un lettore, a questo proposito, fa notare che sul cartello affisso al P.S. c’è scritto: “In ottemperanza alla normativa nazionale dal 12 dicembre 2016 sarà sospesa l’attività notturna dalle 20 alle 8 del pronto Soccorso di Abbiategrasso. Ebbene in realtà si tratta di una decisione regionale che ha interpretato come ha voluto, la normativa nazionale, il Decreto Ministeriale 70 che dice di potenziare e non di chiudere i servizi. Come è già stato detto, la Regione che si appella ai numeri, ha scelto di far mancare i 55.000 abitanti di Trezzano e Corsico che ora ha accorpato a Rho- Garbagnate, in ogni caso i 15 comuni dell’abbiatense hanno più degli 80.000 abitanti richiesti per un P.S. E ancora a proposito di numeri, da 19.000 gli accessi al P.S. sono diminuiti e non certo aumentati grazie alla chiusura notturna, con il pretesto della mancanza di sicurezza, e inviando di giorno altrove tramite il 118. Pretesto perché invece di intervenire a potenziare e a mettere in sicurezza si sta operando per smantellare non solo il P.S. ma l’intero ospedale, trasformandolo come previsto dall’attuale dirigenza politica e amministrativa, un poliambulatorio succursale dell’ospedale di Magenta”. Non mancano certo le segnalazioni di code e tempi troppo lunghi per analisi e radiografie, che costringono a ricorrere ad altri istituti convenzionati ma pur sempre privati. Preoccupazione e grande allerta è stata espressa anche dall’assemblea dei sindaci dell’abbiatense che, la scorsa settimana, hanno inviato un sollecito al Presidente Maroni e agli assessori della sua Giunta per sollecitare, al più preso e prima delle elezioni, la riapertura notturna del P.S., un servizio prioritario per gli abitanti dei 15 comuni che rappresentano. Non da meno il Movimento dei Diritti del Malato che, a sua volta, ha scritto al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin invitandola a inviare, prima di rispondere all’interrogazione presentata dall’on. Prina, i suoi ispettori per valutare come hanno fatto i consiglieri regionali le condizioni della struttura, l’estensione del territorio, le condizioni del P.S. di Magenta, per poter esprimere un giudizio consapevole e rispondere in modo adeguato alle esigenze della popolazione. E.G.
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