Il d.g. Lombardo ha innanzitutto sottolineato che “L’azienda di Legnano, in questi anni non ha fatto una politica di sottrazione di risorse sul personale. L’ospedale di Abbiategrasso, in particolare, ha visto trasferito dagli altri ospedali dell’azienda degli specialisti. Non sono le mura, non è la porta aperta del pronto soccorso a fare la differenza perché, per fortuna, oggi le persone si informano molto, hanno una rete di conoscenza e raccolgono informazioni sugli specialisti. Lo specialista si muove con la sua autorevolezza e capacità di essere attrattivo nei confronti dei pazienti ovunque. I medici vanno in pensione, ad Abbiategrasso sono stati molti ed è stato molto difficile trovare dei giovani che volessero venire a lavorare ad Abbiategrasso per un milione di motivi. Abbiamo trasferito delle persone, cito un esempio: quando è andato in pensione il dottor Alessandrini,  pneumologo noto, che faceva delle cose molto importanti, anche se molto in elezione, abbiamo trasferito tre medici pneumologi, uno da Magenta e due da Legnano, con delle importanti competenze sull’alta specializzazione e sulla parte di emergenza e urgenza del paziente critico. Questi tre pneumologi non sono riusciti a fare ad Abbiategrasso quello che facevano normalmente a Magenta e a Legnano perché ci sono dei vincoli complessivi. Voglio dire, non è che, se aggiungi un medico, hai trasformato la capacità operativa di un ospedale, è tutto l’insieme delle specializzazioni e per questo motivo esistono dei livelli. Sono d’accordo con la consigliera Baldini che ci sono dei bisogni espressi e se una persona ha mal di pancia, ha piacere che ci sia un esperto che possa valutare le ragioni di questo dolore e capisca se è una cosa più grave o è gestibile. Noi non abbiamo chiuso il P.S. di giorno, gran parte del lavoro storico si svolge di giorno. Oggi lavoriamo tantissimo di giorno al  P.S. di Abbiategrasso e non abbiamo nessuna intenzione di fare delle modifiche. Noi oggi insieme alla Giunta abbiamo definito che i due ospedali, Magenta e Abbiategrasso, al di là dei campanilismi  storici, devono lavorare sempre di più insieme perché i numeri sono quelli complessivi del bacino di utenza. E’ un bacino complessivo da 220-230.000 abitanti. Siamo l’ASST che ha il maggior numero di pazienti cronici nei tre livelli in carico, che hanno già scelto di venire da noi. Sono poco meno di 90.000, non c’è un’azienda dell’ATS metropolitana che abbia un ruolo così importante sulla gestione del paziente territoriale. Noi ad Abbiategrasso abbiamo una struttura a norma, con le misure antincendio e tutte quelle cose che servono e vogliamo riempirla di contenuti che la riforma ci chiede di fare. Ovviamente non sarà la politica che modificherà i criteri o offrirà ulteriori scelte al di fuori della rete di emergenza e urgenza su acuzie non critiche, quindi teniamo aperto il pronto soccorso di giorno perché è un settore estremamente capillare. In questi anni non abbiamo sottratto nulla, è andato in pensione l’ortopedico e abbiamo preso a Cuggiono uno degli ortopedici che secondo noi era il più bravo e l’abbiamo spostato ad Abbiategrasso. Abbiamo preso una diabetologa molto brava a Cuggiono e l’abbiamo spostata ad Abbiategrasso. Questo bacino di utenza di 250.000 abitanti  si basa su due ospedali che, insieme, possono fornire una risposta al cittadino. Se pensano di stare separati è una scelta perdente”. Il dott.Minuto ha accennato che all’ospedale Cantù “non c’è stata mai una cardiologia o un’unità coronarica, né una neurologia o un percorso tale da poter rispondere ai problemi di ictus, né una neochirurgia né un endoscopia digestiva aperta nelle ore pomeridiane, notturne e in reperibilità, né un percorso tale da garantire la gestione del trauma maggiore, né una terapia intensiva e via dicendo. Strutture che non sono mai state presenti e la Regione ha scelto di distribuire la possibilità di cura in una rete di sistemi. Il P.S, di Abbiategrasso ha una vocazione diversa”.