ABBIATEGRASSO – Alcune segnalazioni riguardano disagi considerati facilmente superabili, ad esempio riguardo ai referti da ritirare a Legnano. “Mia moglie ha dovuto fare degli esami all’ospedale di Legnano, che purtroppo come sappiamo è distante e non collegato ad Abbiategrasso con mezzi pubblici. Ho saputo che ogni giorno un fattorino fa la spola più volte tra i vari ospedali per portare provette e materiale da analizzare, perché non facilitare il ritiro dei referti facendoglieli recapitare presso uno sportello del Cantù? La privacy è assicurata dal fatto che i referti sono in buste chiuse. Sarebbe un servizio importante e auspicabile che andrebbe a ottimizzare anche l’andirivieni del fattorino”. Una considerazione riguarda le liste d’attesa per esami e visite ambulatoriali: “Ho richiesto prima di Natale una mammografia, mi hanno risposto che non se ne parlava prima di aprile ma che aggiungendo ca.10 euro al ticket avrei potuto farla a metà gennaio. Ovviamente ho acconsentito a farla privatamente. Ho voluto approfondire e ho saputo che sempre più persone fanno la mia stessa scelta. Se quanto ho appreso è esatto pare che la Regione stabilisca per ciascuna struttura un budget che corrisponde a  un numero di prestazioni l’anno oltre le quali è possibile andare solo con prestazioni ‘private’, che presuppongono una maggiore spesa per l’utente e una minor attesa. Una scelta da rivedere, non vi pare? Non sarebbe meglio assegnare un numero maggiore di prestazioni, allungare gli orari degli ambulatori? I sindaci che hanno chiesto udienza al governatore Maroni e all’ass. Gallera facciano presente anche il problema dei tempi delle liste d’attesa che spingono l’utenza verso strutture private a scapito del pubblico”. Continuano anche le segnalazioni sui disagi dovuti alla chiusura del P.S. notturna al Cantù, riferiscono di ore d’attesa su una sedia al Fornaroli con un infarto in corso e coliche addominali con  dolori forti. C’è chi ha avuto difficoltà a raggiungere di notte il P.S. perché non conosceva le strade alternative al ponte chiuso di Robecco. Lo spostamento degli interventi al femore a Magenta penalizza ulteriormente gli abbiatensi, soprattutto i parenti anziani o non automuniti che devono andare ad accudire i loro cari ricoverati altrove e con tempi di attesa e degenza pare più lunghi. Infine girano voci preoccupate sull’atteggiamento dei sindaci e dei politici che si dice: “Stanno facendosi infinocchiare dai dirigenti dell’ospedale. Alcuni ora sembrano entusiasti di portare a casa in cambio della chiusura del P.S. qualche ora in più di ambulatori ma questo è esattamente quanto deciso, la conseguenza del depotenziamento che prevede in futuro anche l’utilizzo degli spazi del P.S. per ambulatori, lo spostamento della pneumologia e di altri reparti, praticamente la trasformazione dell’ospedale in un cronicario geriatrico con la conservazione, bontà loro, dell’oculistica e del piede diabetico. Con l’aggiunta ‘dell’offerta’ di maggiori prestazioni a domicilio che ben vengano ma non in sostituzione di quanto verrebbe smantellato, ma come servizio aggiuntivo. Attenzione, dobbiamo essere consapevoli che se accettiamo tali proposte, di fatto perdiamo quello che si chiama propriamente un ospedale che richiede un P.S., una Medicina, una Chirurgia, Anestesia, Ortopedia e servizi di supporto in rete, proprio come dice il decreto ministeriale 70”. E.G.