ABBIATEGRASSO – Gli abbiatensi che hanno seguito in streaming il Consiglio Regionale del 19 aprile scorso hanno apprezzato l’intervento del consigliere Carlo Borghetti che ha non solo sostenuto quanto richiesto dalla mozione del collega cons. Fabio Altitonante di FI, ma ha chiesto un’integrazione importante a favore dell’ospedale Cantù che è stata accolta. Se Altitonante ha il merito di aver proposto la riapertura notturna del P.S., Borghetti ha quello di aver chiesto che vengano mantenuti e ripristinati tutti i servizi. La frase che ha proposto in aggiunta alla mozione, infatti, è stata la richiesta d’impegno per la Giunta regionale e per l’Assessore competente a “mantenere l’ospedale di Abbiategrasso in tutti i suoi servizi, rilanciando il suo ruolo di ospedale di riferimento della zona”. Un intervento appassionato che fa presumere una conoscenza diretta dell’ospedale di Abbiategrasso, contrariamente ad altri suoi colleghi che sono intervenuti senza averci mai messo piede, dando la sensazione di sposare senza approfondire, motivazioni che fanno riferimento di volta in volta alla “sicurezza”, a problemi tecnici o alla mancanza di risorse.
D: In base alla sua conoscenza dell’ospedale di Abbiategrasso, quali sono le sue considerazioni?
R: “Ho potuto visitare più di una volta l’ospedale di Abbiategrasso negli scorsi anni, in particolare dopo gli importanti ultimi lavori di adeguamento e ammodernamento, e ho potuto constatare la presenza di una realtà ospedaliera niente affatto secondaria e che rappresenta un punto di riferimento fondamentale per un territorio molto vasto. Va tenuto inoltre conto che l’ospedale può sviluppare importantissime sinergie – soprattutto nel campo della geriatria e della ortogeriatria – con una realtà importante come il Golgi, in un settore di cura della salute che sarà sempre più importante, considerato il continuo invecchiamento della popolazione”.
D: Recentemente sono stati investiti 30 milioni di soldi pubblici per realizzare il nuovo ospedale Cantù, per quale motivo secondo lei ora si è deciso di declassarlo, per esempio con più interventi ma di tipo ambulatoriale, nonostante sale operatorie, una radiologia, attrezzature varie di ultima generazione? Perché secondo lei la chiusura del P.S. di notte, la continua emorragia di accessi, perché provocare il dirottamento in altri ospedali più lontani e un superaffollamento al P.S. del Fornaroli di Magenta, in attesa di rifacimento?
R: “Non credo ci sia la volontà della direzione aziendale di declassare l’Ospedale Cantù a poliambulatorio, ma bisogna dire con forza e con chiarezza che questo ospedale non può neanche essere trasformato in un Presidio Ospedaliero Territoriale (il cosiddetto ‘POT’) come quelli definiti dalla legge 23/2015, con l’ulteriore perdita di servizi. Il Cantù è,e deve rimanere, un ‘ospedale’ a tutti gli effetti, visto e considerato innanzitutto la presenza di sale operatorie, che non sono contemplate nei POT. La nuova azienda socio-sanitaria territoriale, che ha sostituito la vecchia azienda ospedaliera di Legnano, comprende quattro ospedali (Legnano, Cuggiono, Magenta ed Abbiategrasso): tutto quello che può essere fatto ad Abbiategrasso deve essere fatto ad Abbiategrasso, in una logica di sviluppo aziendale equilibrato e sinergico nei territori, secondo le potenzialità storiche dei quattro presidi. Sarebbe un errore procedere tenendo conto solo di economie di bilancio: i servizi ospedalieri fondamentali devono essere garantiti in modo diffuso sul territorio. E ad Abbiategrasso ci sono tutte le potenzialità strutturali e gestionali previste dal Decreto Ministeriale 70/2015, compreso il Pronto Soccorso, per mantenere il presidio in funzione come ospedale a tutti gli effetti: è questo ciò che ho chiesto che venga garantito da Regione Lombardia, per oggi e per domani”.
D: Cosa pensa che accadrà alla mozione che verrà ora, su suggerimento dell’ass. Gallera, sottoposta in commissione alla “valutazione di vincoli tecnici e di bilancio”? Di recente l’assessore al Bilancio Massimo Garavaglia ha presentato un resoconto davvero encomiabile, la Lombardia, scrive, “ha conti solidissimi nonostante i tagli da Roma” parla di “investimenti più che raddoppiati soprattutto in sanità, che è un settore strategico. Abbiamo messo più di 205 milioni di euro come prima tranche, distribuiti su tutta la Regione”. I soldi ci sono quindi, ci sarà anche la volontà politica di investire sull’ospedale abbiatense?
R: “Intanto mi auguro che la maggioranza in Regione voglia discutere la mozione in Commissione Sanità al più presto, e non venga dilazionata la calendarizzazione a tempo indeterminato. Ritengo importante che venga fatto anche un approfondimento tecnico oggettivo, non condizionato da pregiudizi dati per scontati da parte della Giunta Regionale. E poi mi auguro che la discussione non sia vincolata da obiettivi di risparmio per il Servizio Sanitario regionale, ma dall’obiettivo fondamentale di dare le giuste risposte al territorio abbiatense: in questi anni mi sono sempre più convinto che pur essendo le risorse limitate, il vero problema è usare meglio le risorse, e programmare di più, soprattutto nell’ottica di rilancio del servizio pubblico. Io non ho nulla contro le strutture private, ci mancherebbe, sono una parte fondamentale della ospedalità lombarda, ma negli anni passati Regione Lombardia ha dirottato troppe risorse dal pubblico verso il privato penalizzando il pubblico, e purtroppo Maroni prosegue in questa direzione, lasciando peraltro irrisolto il problema delle lunghe liste di attesa nel pubblico”.
D: Che ne pensa della novità, organizzata da Ats , per non lasciare del tutto scoperto il servizio notturno, di istituire un servizio di continuità assistenziale dalle 20 alle 8 con un medico presente in una struttura. Ad Abbiategrasso per ora, ma gira voce che sarà ristrutturato uno spazio apposito con un ulteriore esborso, un medico occupa una stanza del P.S. dove risponde alle chiamate di utenti che hanno chiamato l’800.103.103 a cui farà un triage telefonico dovendo poi decidere, senza vedere il paziente, se dargli consigli, se raggiungerlo a domicilio o se chiederne l’invio a un P.S. Se già occupato, l’utente attenderà non si sa quando e con quali rischi . Dalle 24 alle 8, lo stesso medico, sempre senza la presenza di un infermiere, sarà a disposizione di AREU, ossia delle chiamate del 118 che gli indicheranno visite a domicilio o altro. A molti sembra un surrogato decisamente meno sicuro di un P.S. Un servizio per di più svolto in un P.S. ben attrezzato, dove basterebbe rimettere un anestesista rianimatore e un infermiere, per garantire oltretutto la sicurezza anche ai degenti…
R: “Una cosa è la guardia medica, oggi chiamata servizio di continuità assistenziale, un’altra cosa è il Pronto Soccorso. In generale in Lombardia c’è una carenza, sia di giorno che di notte, di servizi alternativi al Pronto Soccorso per bisogni secondari. Su questo tipo di bisogni è necessario trovare risposte nuove per liberare i Pronto Soccorso da una utenza impropria che è una delle cause dei continui intasamenti dei P.S., ma io sono convinto che la risposta nuova non coincida con il servizio di continuità assistenziale, ma ad esempio realizzando finalmente una buona previsione della riforma che al momento (dopo due anni) è rimasta sulla carta, cioè quella dei PreSST. Tornando ad Abbiategrasso, la risposta sta tutta nella mia tesi: l’ospedale di Abbiategrasso deve fare l’ospedale, deve dunque avere anche un Pronto Soccorso attrezzato in modo da funzionare secondo gli standard come Pronto Soccorso!” Enrica Galeazzi
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