ABBIATEGRASSO – Per alcuni giorni, ma Carlo Vichi, il patron della Mivar, assicura che: “Potranno tornare quando vogliono, sono venuti una professoressa e poi un professore del Politecnico, mi hanno chiesto di utilizzare l’edificio e io l’ho concesso così com’era accaduto lo scorso anno e altre volte. Lo faccio quando ritengo valide  le motivazioni, sono contento di far conoscere la mia opera…” Già, la sua opera, infatti la nuova Mivar che è sorta nel 2000 al di là del ponte sull’alzaia del Naviglio di Bereguardo, nelle vicinanze della struttura storica costruita nel 1963, è stata come la precedente progettata dallo stesso Carlo Vichi, geniale imprenditore che ha assunto anche la funzione di architetto. Un edificio di 120 mila mq concepito con grande cura anche nei particolari, per offrire il maggior confort ai dipendenti, per rendere il più possibile efficienti, flessibili gli spazi, una fabbrica modello, con un sistema di aerazione naturale che non ha bisogno di macchine per il raffreddamento, con parcheggi coperti, con accorgimenti tutti pensati per migliorare la qualità di vita di chiunque la potrà utilizzare. Purtroppo le nuove tecnologie  hanno spazzato via una dopo l’altra tutte le aziende europee di televisori, ultima a smettere la produzione proprio la Mivar che ha resistito il più a lungo possibile, non ha però chiuso i battenti, infatti Carlo Vichi ogni giorno con una ventina di dipendenti è presente in un’ala della storica fabbrica per assicurare l’assistenza ai clienti possessori di un televisore Mivar. Ma non se ne sta con le mani in mano, ha infatti progettato e realizzato tavoli e sedie di cui va molto orgoglioso, con un meccanismo che permette alla sedia, agganciata al tavolo, di scorrere e scegliere a quale distanza posizionarsi, “arredi razionali” li chiama. Alcuni professori e una cinquantina di studenti del Politecnico e di altre sei università italiane hanno incontrato Carlo Vichi e negli spazi della Mivar  hanno potuto lavorare per realizzare prototipi di modelli abitativi con cui parteciperanno al concorso Solar Decathlon Europe che si terrà a Budapest il prossimo anno. Auguriamo che sia di buon auspicio questa apertura, per ora occasionale, perché un tale gioiello di architettura industriale merita di essere utilizzato per produrre idee e assicurare occupazione come ha fatto per tanti decenni, per diverse centinaia di lavoratori. Carlo Vichi a 95 anni continua a stupire chi lo avvicina, per la sua operosità, per il suo desiderio di innovazione, per la sua instancabile voglia di fare qualcosa di utile, per la sua versatilità: ti sottopone teorie filosofiche, recita a memoria intere poesie, ti provoca per valutare le tue reazioni, poi con umiltà ti elargisce lezioni di vita preziose. Lunga vita a Vichi e alla sua Mivar, una ricchezza per la città, un’opportunità da far conoscere perché venga utilizzata al meglio. E.G.