Cari genitori,
il 5 maggio il mondo della scuola ha scioperato in massa contro la “riforma” del governo Renzi. Molti di voi hanno scelto la scuola pubblica perché non è costosa (dovrebbe essere gratuita secondo la Costituzione) e/o perché in essa si affermano i valori del libero confronto, del rispetto e non vi sono idee, ideologie, convinzioni che prevalgono o vengono imposte. La scuola pubblica dev’essere il luogo nel quale il diritto all’istruzione e alla formazione viene garantito a tutti nello stesso modo, cercando di superare le differenze economiche, sociali, culturali. La scuola pubblica è il luogo della convivenza democratica e dell’arricchimento attraverso le diversità, della formazione di giovani che sappiano promuovere la democrazia e i diritti, non asserviti, non formati secondo idee di parte. Tutto ciò verrebbe letteralmente distrutto se la “riforma” Renzi passasse. La “riforma” prevede che ogni scuola riceva i suoi finanziamenti attraverso il meccanismo del 5 per mille, cioè che ogni cittadino possa versare alla sua scuola una parte delle tasse. Ciò significa che le scuole dei ricchi avranno molti soldi, mentre le altre saranno sempre di più senza i finanziamenti essenziali. La “riforma” prevede che i vostri figli, a partire dai 16 anni, debbano andare a lavorare invece che in classe a studiare, per 200 ore all’anno, non pagati, con il pretesto della formazione. La “riforma” prevede la fine del contratto nazionale del personale della scuola. Il governo cerca di inculcare nella popolazione un sentimento di divisione, invidia, guerra tra i lavoratori. La fine del contratto nazionale della scuola sarebbe un colpo per i diritti di tutti. La scuola pubblica si basa sul confronto, la collaborazione e la libertà d’insegnamento, che non è la libertà di fare ciò che si vuole, ma di scegliere metodi e contenuti all’interno di programmi uguali per tutti gli alunni. La collaborazione e il confronto sono necessari per migliorare la didattica, i metodi, l’apprendimento. Questa “riforma” creerebbe veri e propri “feudi” con programmi, attività, obiettivi diversi da una scuola all’altra (alti per qualcuno, bassi per altri), nei quali i dirigenti scolastici chiamerebbero gli insegnanti che vogliono, scelti per simpatia, aderenza alle loro idee, clientelismi. Il governo cerca di dirvi che verrebbe promosso “il merito” attraverso un premio agli insegnanti cosiddetti “più bravi”. Ci sono qui tre problemi. Il primo è che spesso i più “bravi” sarebbero quelli più asserviti al dirigente. Il secondo è che ciò porterebbe gli insegnanti in guerra tra di loro, chiusi al confronto, con danni agli allievi. Infine, anche ammettendo che ci siano insegnanti migliori e altri meno, è questo che conviene ai vostri figli? E se a voi non toccherà l’insegnante “meritevole”? E se vi toccherà una scuola con tutti gli insegnanti “scartati” dagli altri dirigenti? Il problema è dare a qualcuno un bravo insegnante e a qualcun altro uno meno bravo, o assicurare a tutti un alto livello? Per confondere le acque, il governo dice: “Gli insegnanti protestano di fronte a chi assume 100.000 precari”. Le 100.000 assunzioni previste sono per larga parte (più di 60.000) un normale turn over dovuto ai pensionamenti. Le altre servirebbero per dare alle scuole un piccolo contingente in più di posti, con il quale coprire attività aggiuntive e progetti. Ma contemporaneamente il governo taglia i fondi che venivano stanziati proprio per questi progetti e vieta di nominare i supplenti nei primi giorni di assenza, decretando così il caos non solo per le classi nelle quali l’insegnante sarà assente, ma per tutte quelle che dovranno accogliere continuamente gli alunni senza docente. Nello stesso tempo prevede di “riformare” completamente la scuola dagli 0 ai 6 anni con un sistema nel quale le famiglie arriverebbero a pagare anche il 50% dei costi. La scuola ha bisogno dell’assunzione di tutti i precari e di tutti i docenti che hanno superato un concorso. Ma ne ha bisogno su posti stabili, per ripristinare il Tempo Pieno per tutti, per diminuire gli alunni nelle classi, per le attività di recupero, per il sostegno ai portatori di handicap… Non ha invece bisogno di un nuovo concorso, mentre dispone di migliaia di docenti che hanno già superato quello del 2012 e sono pronti! Siamo coscienti che la scuola italiana ha dei problemi che andrebbero affrontati seriamente. Se il governo vuole davvero cominciare a farlo, ritiri il DDL e vari un decreto distinto, che assuma tutti i precari e gli idonei dei concorsi sui posti veri tagliati negli ultimi anni. Se non lo farà, sarà chiaro a tutti che il problema precari viene usato come pretesto per distruggere le fondamenta della scuola pubblica. La difesa della scuola pubblica riguarda tutti, far ritirare il DDL Renzi vuol dire difendere un pezzo importante di democrazia e di conquiste!
Il gruppo organizzativo del “Manifesto dei 500 per la difesa della scuola pubblica”