ABBIATEGRASSO – Paolo Picchio si presenta agli ospiti rotariani, è il papà di Carolina che nel gennaio 2013 si suicida a 14 anni per un filmato che la riguarda e che, messo in rete, riceve 2600 like e commenti offensivi. In sala parte un video che, con l’ausilio di attori, ricostruisce l’origine della tragedia. Una festa in casa, un gruppo di ragazzini tra i 13 e i 15 anni, hanno acquistato una bottiglia di vodka, anche Carolina beve, troppo, si sente male, corre in bagno dove poi cade a terra semi incosciente. La filmano, le prendono la testa come fosse una bambola di pezza, mimano atti sessuali, mentre non è in grado di reagire. I ragazzi, ricorda il padre, lo avvisano che Carolina non si sente bene, la va a riprendere, la trova semisvenuta e le dà 2 schiaffoni per farla riprendere, certo non immagina quanto è accaduto. Intanto il video di 2 minuti di un 13enne del gruppo finisce in un gruppo Whatsapp che viene condiviso su Facebook e anche i commenti si moltiplicano, offensivi, insopportabili per Carolina che nei giorni seguenti si chiude in sé stessa, non esce più per la vergogna. “Alle 3 di notte del 5 gennaio, suona il campanello, apro, ci sono i carabinieri, vado in camera di Carolina, c’è la finestra spalancata, mentre scendo le scale, vedo le luci di un’ambulanza e capisco: si è buttata. Scopriamo che Carolina si era fatta un selfie, come per lasciare un ultimo ricordo di sé nella rete, poi ha scritto un biglietto: ‘Ciao ragazzi, ottimo lavoro! Non capite che le parole fanno più male delle botte? A voi cosa viene in tasca oltre a farmi soffrire? Adesso spero che siate più sensibili con le parole’. Carolina è la prima vittima di cyberbullismo, prima di questa tragedia nessuno ne aveva percepito la gravità. Tutti i ragazzi di quella sera, in cui le è stata data anche la ‘droga dello stupro’, sono stati indagati e processati. Il processo è durato 4 anni, sono stati condannati per morte di una persona come conseguenza di altro reato, diffusione materiale pedopornografico e violenza sessuale di gruppo”. Con encomiabile coraggio e determinazione il papà di Carolina ha intrapreso una formidabile battaglia contro il cyberbullismo, ha collaborato con la sen. Elena Ferrara alla promulgazione della legge 71. Instancabile gira l’Italia, è stato in 150 scuole, ha incontrato più di 16.000 ragazzi a cui ha portato la sua testimonianza perché dice “non voglio che ci siano altre Caroline, ci sono 3 milioni e mezzo, il 30% dei ragazzi che si fanno male, che soffrono, è un problema sociale. Genitori ed educatori vengono invitati agli incontri ma ne arrivano pochi e sono quelli che già sanno, non quelli che avrebbero più bisogno. Abbiamo creato a Milano con il prof. Luca Bernardo il primo Centro Nazionale di cura e prevenzione di cyberbullismo, in cui i ragazzi vengono curati con metodi diversi, una palestra di autostima, l’arte come terapia per superare ansia, disperazione, ira. 1.600 ragazzi dall’anno scorso sono usciti guariti, le domande però sono 7.000, per far fronte alle richieste è nata una Fondazione per diffondere dei centri in altre città. Vogliamo aiutare i milioni di ragazzi depressi perché possano arrivare a reggersi sulle loro gambe. Domani sarò a Borgomanero, poi a Treviso. I ragazzi già incontrati ci hanno espresso le loro difficoltà e tanti bulli, dopo aver conosciuto la storia di Carolina, mi hanno detto di volersi redimere”. E’ seguito un lungo applauso, un abbraccio corale a questo padre che non esita a rinnovare e ad affrontare ogni volta la sua sofferenza pur di evitarla ad altri ragazzi e alle loro famiglie. Il suo messaggio, quello sì è da condividere anche sui social. Enrica Galeazzi
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