MAGENTA – Oltre 200 persone hanno partecipato alla “Preghiera interreligiosa per la Pace”, che si è tenuta domenica 13 novembre davanti al Municipio. È stato un evento organizzato dalla Comunità Pastorale e dall’Amministrazione Comunale, in chiusura delle celebrazioni per il Patrono San Martino, in un anno particolare in cui ricorre il Centenario della nascita di Santa Gianna Beretta Molla.

I rappresentanti religiosi delle chiese cristiane cattolica e ortodossa, della comunità islamica e di quella ebraica di Magenta hanno fatto, ognuno nella propria lingua, un intervento per invocare la pace nel mondo. I presenti sono stati poi invitati ad “accendere la pace”, ossia un simbolico lumino da tenere in mano mentre dei volontari leggevano uno stralcio del discorso fatto da Papa Francesco all’incontro di preghiera per la pace con i leader cristiani e delle religioni mondiali, che si è svolto a Roma lo scorso 25 ottobre. Nel testo del Pontefice si legge che: “…La pace è nel cuore delle Religioni, nelle loro Scritture e nel loro messaggio… Ogni guerra lascia il mondo peggiore di come si è trovato. La guerra è un fallimento della politica e dell’umanità… Non rassegniamoci alla guerra, coltiviamo semi di riconciliazione…”.

Il parroco di Magenta, don Giuseppe Marinoni, ha invitato i presenti ad essere “costruttori di pace”, a coltivarla giorno dopo giorno iniziando con due piccoli gesti: lasciare il segno del lumino acceso sul davanzale delle finestre; leggere e passare la copia del discorso di Papa Francesco sulla pace a un’altra persona, che a sua volta la passerà a un’altra e così di seguito creando una catena del bene. È anche intervenuto il sindaco di Magenta, Luca Del Gobbo, rilevando l’importanza di promuovere lo spirito di fratellanza, dentro le istituzioni e in Europa. Il parroco ha ricordato ancora una volta l’esempio di San Martino, il cavaliere che è stato capace di trasformare la spada da strumento di guerra a strumento di pace e condivisione per tagliare in due il proprio mantello e donarne la metà a un povero seminudo incontrato per strada. “È stato un cavaliere che si è fatto monaco, dimostrando all’umanità che è sempre possibile cambiare e operare per la costruzione del bene – ha detto don Giuseppe – La festa di San Martino passa, ma i poveri e la guerra, purtroppo, rimangono. Continuiamo ad essere solleciti verso le necessità dei bisognosi, continuiamo a pregare per la pace. Sarà questo l’impegno dell’Avvento”.