ABBIATEGRASSO – Ci abbiamo provato più volte la scorsa settimana, quasi tutti i giorni avevamo un appuntamento che veniva rimandato  dal sindaco per impegni urgenti. Il momento è stressante e difficile, quando venerdì ha annullato l’ennesimo appuntamento concordato per una videointervista, gli abbiamo anticipato che avremmo pubblicato le domande e le segnalazioni dei lettori su questo numero del giornale e che avremmo atteso le risposte per il successivo. La scorsa settimana abbiamo scritto che questo è “il tempo dell’attesa”. Molto atteso è anche il bollettino quotidiano del sindaco, per conoscere i numeri dei contagiati, con la speranza di scoprire che c’è finalmente una inversione di tendenza e che i numeri dei contagiati diminuiscono. Ma oltre che per eventuali aggiornamenti signor sindaco, le abbiamo chiesto un’intervista per farle alcune domande da parte dei nostri lettori. Ad esempio domenica 22 l’ho chiamata perché titolari di aziende volevano sapere se potevano continuare a lavorare o se dovevano avvisare i dipendenti di stare a casa l’indomani. L’annuncio del premier Conte la sera prima e prima che uscisse il Decreto, che comunque non è chiaro, ha creato dubbi e preoccupazione. Le risulta che quanto decretato dal governo coincida con quanto deciso dalla Regione? Cosa si deve fare? Un’altra richiesta di diversi abbiatensi è quella di conoscere i nomi delle persone positive al virus e chiedono:  perché non vengono detti ? Una segnalazione riguarda la Polizia Locale di cui viene apprezzato il passaggio nelle strade con il megafono per impartire istruzioni che però non si capiscono perché il “megafono gracchia”. Altri ritengono che l’invito a “restare in casa” non serva più perché davvero tutti ora lo sanno e che la P.L. potrebbe essere meglio impiegata per controllare le esigenze  e monitorare le persone in quarantena. Una domanda molto condivisa è: “Perché non ha firmato l’appello presentato da 81 sindaci della Città Metropolitana che chiedono alla Regione una nuova strategia, accogliendo a loro volta l’appello dei medici di famiglia che sollecitano di tracciare, sottoponendoli a tampone, i moltissimi cittadini che sono a casa con sintomi da Covid19, di controllare e monitorare chi è a casa in quarantena anche se asintomatico per non allargare il contagio. Si chiede una “sorveglianza attiva”. Lei non è d’accordo? Perché?  Per quanto riguarda il decorso della malattia dopo la fase acuta, ma anche quando rimangono a casa, un lettore esprime la seguente preoccupazione: “Lasciare  a casa un paziente positivo mette a rischio tutta la famiglia, non tutti hanno una camera e un bagno da riservare al malato, perché il comune non mette a disposizione strutture per ospitare tali persone fino alla remissione dell’infezione? Altrimenti temo che l’epidemia non si fermi”. Riassumendo altre richieste le chiedo: come Comune come state gestendo questa emergenza? Come avete organizzato la consegna spesa e farmaci ad anziani e a chi è in quarantena? Riuscite a raggiungere tutti? Molte persone si offrono come volontari  portando ad esempio altri Comuni, qui a chi si possono rivolgere? La Regione cosa sta facendo per arginare il contagio oltre a ordinare di stare in casa? In altre regioni come in Veneto si stanno facendo tamponi a tappeto, si sperimentano farmaci, sono stati riaperti ospedali dimessi. Qui in Lombardia? In attesa delle sue risposte le auguriamo buon lavoro! Grazie. Intanto i lettori possono continuare a inviarci segnalazioni e domande. Enrica Galeazzi