MILANO – Un padre e una figlia che sembrano stiano conversando normalmente, seduti comodamente all’interno di un elegante appartamento parigino arredato modernamente di bianco, con cornici a rilievo, divanetto rosso di design ed elegante carrello degli alcolici. E’ questa la scena iniziale dello spettacolo “Il Padre”, in programma dal 10 al 27 gennaio presso il Teatro Manzoni di Milano. Già dalla prima battuta della figlia, Anna, interpretata da Lucrezia Lante Della Rovere, il quadro però cambia. Ritrovatosi nuovamente solo, dopo aver licenziato l’ennesima badante,  infatti, l’anziano padre, Andrea , interpretato da Alessandro Haber, trasferitosi a casa della figlia, tenta ora di giustificarsi per alcuni suoi comportamenti bizzarri e insoliti. Affettuosissima con il padre, Anna è talmente preoccupata per il suo stato di salute che, pur mettendo a repentaglio il suo matrimonio, decide di prendersi cura di lui, non riuscendo ad accettare che il suo amato padre, un ingegnere così intelligente e autoritario, non possa più essere in grado di vivere in completa autonomia. Il pubblico è catapultato così nella storia di un uomo, un anziano padre appunto che da un po’ di tempo manifesta preoccupanti difficoltà mnemoniche, incapacità di riconoscere i suoi familiari e a svolgere attività quotidiane ordinarie, tutti sintomi riconducibili al morbo di Alzheimer. Attraverso l’espediente teatrale di brevi e incisivi stacchi narrativi, accompagnati dall’abbassamento delle luci e dai “cambi scena”, sul palcoscenico si interscambieranno quattro attori che di volta in volta interpreteranno Anna, il marito Piero e i loro alter-ego nati dalla fantasia quasi “fanciullesca” di Andrea, riuscendo a dar vita ad una pièce ironica e allo stesso tempo drammatica. Cambiano volti, costumi, gli intervalli temporali sono tra loro disconnessi, man mano lo stesso appartamento si svuota, di scena in scena ogni elemento della casa viene meno quasi a voler raffigurare lo “svuotamento” dei ricordi che nel frattempo sta avvenendo nella mente del padre; un gioco di realtà e immaginazione nel quale il drammaturgo francese Florian Zeller proietta la figlia Anna che con fatica e rassegnazione, deve accettare la trasformazione del padre, così grande e forte ai suoi occhi di bambina, in un fanciullo che tra abbracci e pianti, dimostra di essere sempre più bisognoso di affetto e di aiuto davanti ad un destino, inesorabilmente già scritto. Al centro dello spettacolo c’è lo stato sempre più confusionale di Andrea che il pubblico scoprirà essere ricoverato in quella che è diventata ormai una stanza all’interno della clinica in cui è stato ricoverato dalla sua unica figlia, incoraggiata e sostenuta in questa difficile decisione, dal marito Piero.

Straordinaria interpretazione di Alessandro Haber che emoziona, colpisce e grazie al testo, tradotto e adattato dal regista Piero Maccarinelli, conduce lo spettatore a riflettere come se fosse “lui” , facendolo entrare nei suoi pensieri e nel suo mondo.

Anche se l’ironia ha caratterizzato alcuni passi dello spettacolo, il tema trattato rimane delicato, doloroso e impegnativo. Raccontare della malattia, qualunque essa sia richiede una sensibilità “coraggiosa” da parte degli attori che, in questo caso, Alessandro Haber,  Lucrezia Lante della Rovere, Paolo Giovannucci, Daniela Scarlatti, Ilaria Genatiempo, Riccardo Floris, hanno dimostrato di avere. Il cast è così riuscito, in un’ora e trenta di spettacolo ad arrivare al cuore del pubblico che ha dimostrato la sua vicinanza con lunghi applausi anche dopo aver ricevuto da Haber, in conclusione, l’invito ad una raccolta fondi a sostegno di chi combatte quotidianamente contro questa malattia.

Laura Giuffrè