MORIMONDO – Le nostre domande all’Eni, interpellato il suo ufficio stampa che ha richiamato ma non ha fornito le risposte promesse sono rimaste tali, il presidente del Parco del Ticino, contattato telefonicamente mentre era a sua volta in attesa di aggiornamenti, ha espresso la sua preoccupazione per l’ambiente e la frustrazione di poter far poco per quanto riguarda i controlli, avendo a disposizione 12 guardie parco per ben 128 km di territorio. Ritiene che la segnaletica, forse imposta all’Eni per normativa e a tutela degli stessi agricoltori perché non scavino e non incorrano in incidenti lungo il tracciato dell’oleodotto, sia purtroppo un’indicazione che facilita questi atti criminali. Il sindaco di Morimondo Marco Marelli ha risposto citando gli aggiornamenti ricevuti dall’Ente Nazionale Idrocarburi, proprietario dell’oleodotto: “Ci sono giunte due relazioni che specificano gli interventi realizzati dall’Eni per mettere in sicurezza l’area, affidati a una società specializzata, è stato chiuso innanzitutto il punto del prelievo con un tappo, è stato scavato il terreno contaminato fino a 3 metri, che una volta tolto è stato coperto con teli. Sono stati posizionati 4 piezometri a 10 metri per controllare l’acqua di falda e non è stata riscontrata la presenza di carburante. Sono state poste delle barriere oleoassorbenti e squadre sono al lavoro 24 ore su 24, per il recupero con autospurgo e skimmer. Le relazioni Eni sono state spedite a noi, alla Prefettura, al Parco del Ticino, all’Arpa, alla Città Metropolitana, secondo la legge 152 del 2006 che definisce i compiti di ciascuno, all’ente proprietario spetta la bonifica e alla Regione Lombardia la verifica. Abbiamo informato il Consiglio comunale dell’accaduto, attendiamo altri aggiornamenti, se fosse stato individuato il colpevole ci saremmo costituiti parte civile con gli altri enti coinvolti, ora si tratterebbe di fare denuncia contro ignoti, quindi inutile. L’Eni è, essendo proprietario, anche se contemporaneamente vittima dell’accaduto, responsabile della bonifica. Abbiamo subito tutti quanti un grave danno ambientale e d’immagine”. E.G.
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