Vorrei portare all’attenzione dell’opinione pubblica un comportamento frequente da parte dei candidati alla carica di sindaco quando non vengono eletti ma ottengono comunque un posto nel consiglio comunale come opposizione: lasciar passare qualche settimana e poi, dando il meno possibile nell’occhio, svignarsela. Talvolta per questa resa non richiesta, e soprattutto non preannunciata, si forniscono le motivazioni più nobili: Letizia Moratti, per non citare i frequenti casi locali, sconfitta da Pisapia giustificò la sua uscita dalla politica col desiderio di fare volontariato (come se la politica fosse invece qualcosa di diverso). Era un suo diritto, sia chiaro, e lo sarebbe stato anche per un motivo meno nobile, ma l’importante è essere trasparenti con gli elettori, i quali l’avevano votata sia per realizzare il programma politico che aveva proposto sia anche per opporsi al programma politico degli altri candidati: se il candidato A vuole fare un aeroporto in Abbiategrasso e il candidato B no, votando B gli do mandato non solo di non fare l’aeroporto se eletto ma anche, in caso contrario, di stare in Consiglio Comunale per opporsi  a quel progetto. Al fine di non avere più, noi elettori, la disgustosa sensazione di essere presi in giro con motivazioni del tipo: “Largo ai giovani!”, tutti i candidati alla carica di sindaco di Abbiategrasso sono invitati ad esprimersi chiaramente, prima delle elezioni, se una volta eventualmente eletti nell’opposizione: A) resteranno cinque anni in Consiglio Comunale a onorare comunque il mandato ricevuto dagli elettori; B) non ci resteranno (aggiungendo o meno le motivazioni); C) non sono in grado, prima dell’esito delle elezioni (concediamo pure anche questa opzione, un po’ fastidiosa), di confermare o meno la loro presenza nei banchi dell’opposizione. Nell’esprimere il nostro voto avremo così a disposizione un importante elemento di valutazione per fare in modo che il voto stesso abbia tutto il peso che gli vogliamo attribuire, compreso quello, non secondario, di concorrere ad opporsi al programma politico di chi non abbiamo votato: per non avere, cioè, la mortificante sensazione di aver sprecato il nostro voto. Insomma: una piccola o non piccola affermazione della democrazia. Si può arrivare anche a dare il voto a un candidato il quale dichiara che, in caso di mancata elezione, se ne andrà subito per suoi problemi urgenti (problemi che invece, chissà perché, in caso di vittoria hanno sempre potuto aspettare): se all’elettore va bene… ma si chiede di essere messi nella condizione di poter accettare, non più subire, quell’eventualità. Tra le tante promesse che i candidati ci fanno in campagna elettorale, quella che sto chiedendo viene prima di tutte le altre, in quanto destinate a restare lettera morta se il candidato sconfitto fa il Cincinnato prima del tempo: Cincinnato si ritirò in campagna asserendo che la patria non aveva più bisogno di lui, ma solo dopo averla servita fino all’ultimo con dignità. Mario Comincini, Abbiategrasso