ABBIATEGRASSO – Lunedì scorso il signor Claudio Giuffredo è venuto nella sede dell’Eco della città a raccontarci in una videointervista, la sua esperienza all’ospedale Cantù. Cosa le è capitato e quando è successo? Risponde: “E’ successo nel 2015 quando ero ancora taxista e facevo il turno serale. Un venerdì sera rientrando in casa intorno alle 23.30 ho salutato mia moglie che era già a letto e stava leggendo, poi sono andato in cucina, ho preso una mela, l’ho sbucciata e ho iniziato a mangiarne una fettina. Ho sentito subito un fastidio al petto, pensavo di non aver deglutito bene ma il dolore aumentava sempre più ed era talmente forte che ho chiamato mia moglie e le ho detto: andiamo subito al Pronto Soccorso di Abbiategrasso perché non sto bene. Di corsa abbiamo preso la macchina e siamo andati all’ospedale Cantù, era il 15 maggio del 2015, c’era una dottoressa che mi ha subito visitato, si è resa conto della gravità, mi ha approntato una serie di cure compresa una Tac di verifica, ha poi chiamato l’ambulanza. Mi hanno indirizzato all’Humanitas dove mi hanno operato d’urgenza, un intervento di 8 ore, dissezione aortica di tipo A mi ha detto il chirurgo quando mi sono svegliato pieno di tubi di ogni misura, e ha aggiunto: ‘Lei è fortunato perché è stato preso in tempo, salvato in un primo momento dalla dottoressa che ha capito la gravità..” Quindi pur non essendoci la Rianimazione e un reparto di cardiologia pari a quello di Magenta e di altri Dea, P.S. di livello superiore, lei è stato stabilizzato e salvato. La sua testimonianza diretta è importante perché dimostra ancora una volta quanto è ed è sempre stato importante il servizio di emergenza-urgenza, un P.S. aperto anche di notte e il più vicino possibile per i 15 comuni dell’abbiatense, i suoi 83.000 abitanti sparsi su 207 kmq che devono poter raggiungere il prima possibile un punto salva vita. “Esatto, io vorrei ringraziare questa dottoressa che è stata fantastica, che è riuscita a capire bene la mia problematica, ha capito subito che era un problema di cuore alla aorta e di conseguenza sono stati avvantaggiati i medici che mi hanno operato perché potevano già procedere con informazioni certe. Sono contento di esserci, mi hanno detto che 9 pazienti su 10 non terminano neanche l’operazione di questo tipo”. Ricordiamo a tutti che domenica 16 dalle ore 16 in piazza Marconi è stata indetta una mobilitazione, una sorta di prova per partecipare poi a un’altra in programma a Milano, sotto al palazzo della Regione, per chiedere con forza, con un’azione collettiva di richiamo mediatico, di riavere un ospedale completo, sicuro, funzionante di giorno e di notte. Ora o mai più, lanciamo un appello,se non vogliamo perdere il nostro ospedale, dobbiamo partecipare, la presenza di ciascuno di noi è indispensabile o ci sentiremo dire che ce l’hanno tolto perché tanto non siamo interessati. Insieme possiamo salvare l’ospedale che può salvarci la vita, come è accaduto al sig. Claudio Giuffredo  che ringraziamo. E.G.