GAGGIANO – Si terrà venerdì 27 ottobre, alle ore 21, a Gaggiano, nel Salone della Scuola Primaria di via Matteotti, Cinquant’anni di Speranza, evento dedicato all’opera teatrale La Speranza, scritta e diretta dall’ex direttore della scuola Elementare Mariangelo De Filippi, andata in scena a Gaggiano nel 1967. La serata è organizzata dall’Associazione culturale Barabàn in collaborazione con l’Associazione Daccò e l’Istituto comprensivo Statale, con il patrocinio del Comune di Gaggiano.

Dopo gli interventi di Sergio Perfetti, sindaco di Gaggiano, dello studioso di storia locale Paolo Migliavacca e delle insegnanti Luigia Zacchetti e Enrica Gerla, le luci si spegneranno e sullo schermo scorreranno le immagini de I ragazzi della Speranza, un film realizzato dall’autore di questo articolo dedicato a quell’evento.

Opera teatrale di grande modernità, La Speranza ha segnato la vita di una generazione di gaggianesi e ha cambiato la storia del teatro a Gaggiano. Nell’intrecciare la letteratura dei neri d’america alle memorie dell’Olocausto, l’opera di Papa Giovanni XXIII° a quella di Premi Nobel per la Pace, lo spettacolo era dedicato ai valori della solidarietà e della pace, auspicava il superamento delle ingiustizie sociali e incoraggiava ad operare per un mondo più giusto.

Per La Speranza si mobilitò tutto il paese: oltre ai cento allievi in scena, coordinati dal Direttore e dalle maestre, numerose furono le mamme che cucirono tuniche di seta o divennero parrucchiere. Diversi papà si improvvisarono trovarobe recuperando teli scuri, vecchi tappeti, cetre, fiaccole e rametti d’ulivo. Cinquant’anni dopo, Gaggiano ha scavato nella memoria per ricostruire la vicenda di quell’opera che fu anche percorso educativo, scuola di vita, storia di comunità. Tre anni fa è partito il progetto Cinquant’anni di Speranza, 1967 – 2017, una raccolta di memorie, di immagini, un film. Sedimentate per anni, parole, gesti e musiche de La Speranza, con il loro carico di poetica, utopia, dolore ed emozioni, sono affiorate dalla memoria di attori, coristi, della sarta, del cineoperatore, dello stesso regista De Filippi. Adesso, quei racconti e quelle poesie di straordinaria bellezza, intrecciati alle immagini 8mm di Rino Macchi e alle splendide fotografie in bianco e nero realizzate dal fotografo abbiatense Carlo Selva il 12 maggio 1967, sono diventati un film: I ragazzi della Speranza. Il film si apre con le parole di Silvano Fontana, classe 1956, vigile del fuoco ora in pensione, uno dei principali protagonisti de La Speranza: vestiva i panni di un “negretto” in una performance indimenticabile, rimasta nella storia del teatro gaggianese. C’è il ricordo accurato di Alberto Zacchetti, oggi dirigente comunale, che sul palco era il giovane ebreo Pavel Friedman autore della celebre poesia “La farfalla”, ci sono le memorie di Donatella Bertaggia, che interpretava Anna Frank, e quelle di Sandra Malabarba, che era Caroline Kennedy, figlia del Presidente USA assassinato nel 1963. Il film svela anche piccole storie dentro la storia, come il racconto di Gabriella Renoldi che in quei giorni, per esigenze di scena, smise per sempre di portare i detestati orecchini fingendo di averli smarriti. Ma è la scena della “giostra”, interpretata da Fontana, piccolo “negro” del Sud, ad emozionare ancora. Diversamente dagli autobus, la giostra non aveva un “dietro” dove confinare gli afroamericani e ancora oggi, a Gaggiano, la battuta: “Ma la giostra è rotonda, rotonda, e non possono metterci dietro!” è ricordata come il simbolo della Speranza.  Sebbene non facile, l’opera ebbe successo. Applausi generosi accompagnarono tutto lo spettacolo. Ma La Speranza fu scioccante, fece discutere il paese sul Naviglio. Se ne parlò a lungo nelle scuole, nelle case, nei bar, in Municipio, nei viaggi verso le colonie estive.

Con una visione carica di futuro, La Speranza lanciò messaggi per il rispetto dell’altro e delle differenze, l’amore per la vita. Anticipò temi oggi di grande attualità.
Coraggiosamente, de Filippi affidò a quei bambini – oggi sessantenni e testimoni nel film – il ruolo di apripista della modernità. Gli fece conoscere la parola “responsabilità”. Forse, quei bambini-attori non compresero tutto ma, in tanti, nel corso dei decenni, hanno fatto tesoro di quell’esperienza artistico-educativa. La Speranza non è stata solo uno spettacolo. E’ stata una scuola di teatro, una finestra sul mondo, una scuola di vita. I ragazzi della Speranza interpretavano storie piene di passione, insegnamenti e buoni valori. Utili anche per questo tempo. Emozionanti da meritare, cinquant’anni dopo, un film e una serata. Aurelio Citelli