VERMEZZO – “Speriamo di aver aiutato i cittadini ad alzare la testa di fronte ad una scelta fondamentale come la Fusione dei loro due Comuni e siamo molto soddisfatti di aver aperto un dibattito che non ci sarebbe stato”,queste le dichiarazioni a pochi giorni dal referendum, dal fronte del no, rappresentato da Viviamo Vermezzo, gruppo di opposizione in Consiglio comunale. “Infatti, solo a  pochi giorni dal voto referendario, nascono pagine Facebook dedicate al si, gazebo -anche se lunedì mattina, a quello annunciato al mercato di Zelo non c’era nessuno negli orari indicati- e persino un incontro pubblico: 48 ore prima del voto! Tutto questo si doveva vedere mesi o anni fa.  Tutto sarebbe passato nel silenzio, se non avessimo pronunciato il nostro NO. I cittadini avrebbero visto un volantino, dove  i si sono chiaramente più dei no, ed un manifesto elettorale, volutamente ingannatore, che a grandi lettere  riporta la scritta: SI VOTA. Le maggioranze, già che c’ erano, per chiamare i cittadini ad un  voto così democratico,  potevano invertire l’ordine delle due parole!!! Si tratta di un voto politico per noi, lo abbiamo ribadito più volte:gli stessi amministratori che hanno sciolto l’Unione ventennale che legava i due paesi ora ne propongono la fusione, solo per la loro opportunità politica di non doversi ripresentare alle prossime elezioni senza aver realizzato nulla e quindi, questa fusione è, per loro, solo una nuova promessa elettorale, senza progetti e senza la minima condivisione con i  cittadini. Nei nostri commenti siamo comunque scesi a spiegare nel dettaglio aspetti che abbiamo definito di buon senso amministrativo per dimostrare che se non c’è un lavoro serio di predisposizione del processo di fusione, e non c’è stato, le aspettative dei cittadini andranno deluse. – prosegue il fronte del No – Che senso ha sbandierare i generici benefici della fusione, come dire che avremo più servizi, se non si sa dire quali? Forse quei servizi, come l’ecocentro o l’asilo nido, che abbiamo sempre avuto con la vecchia Unione dei Navigli e che ora basterebbero semplici convenzioni tra i due comuni per rioffrirli ai cittadini senza, per questo, cancellare i nomi dei due comuni? Ma anche dire che l’unione fa la forza e che un sindaco di un comune più grande  ha più potere di due sindaci  di comuni più piccoli, sono solo illusioni. Due sindaci possono esprimere due pareri e due voti all’interno di assemblee con altri amministratori e il loro peso politico non varia perché rappresentano 2milla cittadini in più ma dipende dalla loro autorevolezza e capacità di dialogo con gli enti superiori. Anche per i cosiddetti risparmi di gestione non sono stati calcolati i rispettivi costi: occorrerà assumere del personale e le indennità degli amministratori sono minime nei comuni delle nostre dimensioni dove un consigliere percepisce meno di 20 euro al mese e comunque superati i 5000 abitanti vengono ritoccati al rialzo. Resteremo comunque una piccola realtà che confina con tante altre realtà con cui dovremo continuare a “trattare” : Gudo per la scuola, tutti i comuni facenti parte di Sasom   per il servizio di raccolta rifiuti, con i comuni all’interno dell’Unione i Fontanili , per il servizio di polizia locale – ma forse, a breve, anche tributi e ufficio tecnico-, con i comuni dell’abbiatense  per i servizi sociali, con Motta Visconti (Gaggiano dal 2019) per  la tutela dei minori. E i nostri due comuni sono già insieme in questi enti e, in caso di fusione, l’ unico svantaggio sarebbe  un immane lavoro degli uffici con costi che ricadrebbero sulla comunità per adeguare documenti e accordi già stipulati. Dulcis in fundo, l’unico argomento che davvero interessa e hanno spiegato i nostri amministratori: i contributi statali che stimano in 500 mila euro l’anno. Ma – concludono – abbiamo spiegato che se la cifra può sembrare importante si tratta comunque solo di un 10% in più nelle entrate dei comuni che cubano oltre i 5milioni di euro l’anno, che non possono essere spesi per coprire indebitamenti arretrati ma a fronte di progetti che però non sono stati minimamente fatti e che questi incentivi economici,comunque, sono passibili di tagli dalla Legge di stabilità che ogni anno lo Stato emana”.