MAGENTA – Il centrodestra torna all’attacco sul progetto Invernizzi per l’area ex Saffa, cercando di far luce su ciò che l’amministrazione non spiega.

Attacca così il capogruppo leghista Simone Gelli: “Il piano ha dei punti oscuri, ed è l’ennesima versione di un’idea sull’area che, in cinque anni, è cambiata troppe volte. Così come le scelte urbanistiche: nel 2013 abbiamo visionato le prime linee guida del Pgt, cambiato poi strada facendo. Ci hanno detto che stavamo ragionando con Boffalora sui temi di variante e Saffa, poi spunta un progetto sconosciuto a Trezzani (sindaco di Boffalora). Solo nel 2015 abbiamo capito le nuove intenzioni sulle due aree, con la residenzialità spostata da Saffa a Novaceta in viale Piemonte, dicendo che era imminente un progetto per quell’area. Adesso si torna a parlare di residenze di Pontenuovo. Le carte restano contraddittorie o mancanti, il sindaco dice che è da cinque anni al lavoro su questo progetto peccato che non ne abbiamo avuto evidenza, non ci sono atti”. Prosegue poi Gelli: “Prima Invernizzi diceva di essere ad un passo dal recupero della Plodari, ora parla di una struttura nuova di zecca. Assurdo visto che la regione non dà nuovi accrediti e che ogni paese in zona ha la sua. A meno che sia una residenza da paperoni 3-4mila euro al mese…”. È il turno di Chiara Calati candidata sindaco che prende parola e lancia la sua controproposta a Invernizzi: “Ho le idee ben chiare su come deve diventare Magenta, città che mi sta a cuore e in questo disegno l’area ex Saffa è strategica, sotto vari profili: occupazione, attrattiva per i turisti e mobilità. Denuncio un metodo scorretto di approcciarsi, un metodo che non ci appartiene, calato dall’alto”. L’esponente di Magenta popolare infatti non ha gradito che l’amministrazione abbia tenuto segreta una questione così delicata per poi utilizzarla come strumento di campagna elettorale per elemosinare voti. Per concludere chiosa così contro il l’attuale sindaco: “Tante idee, un po’ confuse, qualche effetto speciale, ma di concreto cosa c’è? Restiamo perplessi: non solo non esiste un piano finanziario credibile, ma l’investitore confessa addirittura di non conoscere bene la Saffa e la sua storia”.