ABBIATEGRASSO – Alle donne la pandemia sta facendo ancora più male. Lo dicono i dati dell’occupazione femminile in netto calo. A dicembre le donne che hanno perso il lavoro in Italia risultavano 99.000, gli uomini 2.000. Le donne italiane sono anche quelle che stanno peggio in Europa e hanno tasso di occupazione inferiore alla Grecia, presa spesso come esempio di “fanalino di coda”. La perdita del lavoro o la mancanza di occupazione per le donne significa perdita di autonomia e impoverimento familiare. La chiusura delle scuole continua a creare problemi organizzativi alle famiglie, che si ripercuotono soprattutto sulle donne, anche quelle che, grazie allo smart-working, rimangono a casa ma si devono barcamenare tra gestione della casa, dei figli da seguire anche nella didattica a distanza (DAD), contendendosi il computer, indispensabile per chi in contemporanea segue lezioni e chi ci deve lavorare. La pandemia ha colpito settori che utilizzano in particolare il lavoro femminile, come la ristorazione, i servizi domestici, l’assistenza e altri settori in cui già prima del Covid prevaleva la precarietà. Il Recovery Fund è un’opportunità per riequilibrare, con opportuni investimenti, la disparità di genere e valorizzare le donne concretamente. Donne che, nota drammatica, il Covid e la convivenza forzata e prolungata ha reso più fragili e vittime di “uomini”, anzi omuncoli che hanno bisogno per sentirsi forti, di prevaricare, picchiare fino ad uccidere chi dicono o credono di amare. Si arrogano un diritto di possesso di quelle che considerano la loro donna a cui tengono come la propria auto, moto, un bene di consumo. Gelosi, diffidenti, tormentati, rabbiosi, frustrati, insoddisfatti, demotivati, depressi, pronti a scaricare ogni confusa emozione negativa sulla “propria” donna e su soggetti ritenuti più deboli, i vigliacchi certo non se la prendono con chi è più forte. Innanzitutto una mancanza di rispetto, ci accorgiamo che occorre fare ancora un grande lavoro per scardinare stereotipi culturali e avviare una ricostruzione sociale in cui al primo posto ci sia il riconoscimento del valore dell’altra persona. Anni fa, per l’8 marzo, intervistai alcuni uomini abbiatensi sulla loro visione del mondo femminile e sui loro comportamenti. Uomini “dalla parte delle donne” a cui avevo proposto di fare da apripista come testimonial, invitando altri uomini per parlarne. Perché oltre a spingere sempre più le donne a denunciare c’è bisogno di una diversa percezione maschile, per questo ripropongo agli uomini per confrontarsi e riflettere.. “serate per soli uomini”. E.G.
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