ABBIATENSE – Il 4 gennaio è andata in onda la prima puntata dell’atteso nuovo programma “Meraviglie” italiane di Alberto Angela che è partito dal Cenacolo di Leonardo da Vinci per parlare dell’ingegno più versatile e più grande del Rinascimento, ripercorrendo le tracce lasciate nel Milanese ha proposto immagini in particolare delle meraviglie di Robecco sul Naviglio, palazzo Archinto, villa Gaia, il Naviglio Grande. E a proposito dei navigli, Alberto Angela ha affermato che “Leonardo, genio che svolgeva le sue attività negli ambiti più svariati, ha reso navigabili i Navigli facendo così un grande regalo a Milano e ai milanesi. Leonardo progettò il sistema delle chiuse facendo diventare il Naviglio una vera autostrada d’acqua attorno alla quale sono sorte le ville nobili tuttora bellezze assolute del nostro territorio”. Affermazioni ascoltate durante la trasmissione seguita da 6 milioni di persone e riportate sui media che hanno però sorpreso non poco chiunque sappia un poco la nostra storia. Sorprende infatti che Alberto Angela, conosciuto soprattutto come divulgatore scientifico, ma soprattutto i consulenti di cui certamente si avvale non abbiano riferito la vera storia, a cominciare da quella che, com’è documentato, risulta essere la più antica conca al mondo, ossia la quarta sul Naviglio di Bereguardo, detta dell’abbazia di Morimondo, del 1438, una ‘macchina idraulica’ poi diffusasi in ogni parte non solo d’Europa, dal Reno al Rodano, fino al canale di Panama. Leonardo che nasce ad Anchiano nel 1452 arriva a Milano nel 1482 dove rimane fino al 1500 per poi tornarci per breve tempo. Chiediamo al dott. Mario Comincini, autorevole storico del territorio che da tempo ha documentato e condiviso informazioni che contraddicono quanto affermato da Alberto Angela, di commentare quanto ascoltato durante la trasmissione.
Mario Comincini risponde: “Mi pare che si siano messi insieme dati tra loro estranei e anche contraddittori, arrivando ad affermazioni prive di valore storico. S’è detto, testualmente: ‘Ma sono le acque dei navigli, rese navigabili dal suo intervento, il dono che Leonardo fece a Milano. Già prima della sua venuta si contavano infatti già più di 90 chilometri di canali, i cosiddetti navigli. Ma si trattava di canali comunque poco profondi, e quindi non percorribili con grosse imbarcazioni. Leonardo, progettando il sistema delle chiuse, li rese navigabili e regala alla città delle vere e proprie autostrade d’acqua, tanto che presto si insedieranno sulle loro rive moltissime ville nobiliari e fu proprio attraverso il naviglio, tra l’altro, che arrivarono fino al centro di Milano i blocchi di marmo utilizzati per la costruzione del Duomo’. Naviglio sta per canale navigabile e quindi non ha senso, dal punto di vista anche solo lessicale, affermare che i navigli furono resi navigabili da Leonardo. Nel merito, poi, è come affermare che i milanesi, prima di Leonardo, avevano scavato sei navigli (Naviglio Grande, della Martesana, Pavese, di Bereguardo, di Cusago, di Vigevano: non 90 chilometri ma quasi il doppio) e che per navigarli rimasero in attesa dell’arrivo di Leonardo nel 1482. Così come non ha senso sostenere che fino a quell’anno fossero canali poco profondi, al punto da non poter essere percorribili con grosse imbarcazioni e che solo le chiuse di Leonardo li resero navigabili: che non fossero profondi per un’adeguata navigazione (ma allora perché li avrebbero fatti?) è smentito dalla storia, perché la navigazione sui navigli prima di Leonardo, con barchette e barconi, è attestata da una montagna di documenti e da decine di antichi autori e d’altra parte è confermata dallo stesso Alberto Angela quando, contraddicendo se stesso, ricorda che tramite il Naviglio Grande reso navigabile arrivarono a Milano i blocchi di marmo per il Duomo, dal momento che questo fu iniziato a partire dal 1386 e che la concessione ducale per l’esenzione dei dazi del naviglio per la Fabbrica del Duomo è di due anni dopo (a meno che non si voglia sostenere che l’inizio della costruzione della cattedrale vada spostato in avanti di un secolo). E ancora: non ha senso sostenere che, per rimediare alla scarsa profondità dei navigli, Leonardo, progettando il sistema delle chiuse, li rese navigabili, perché le chiuse, invenzione tutta milanese (dovuta non al genio vinciano ma probabilmente a quello dell’architetto Bertola da Novate), furono introdotte su nuovi navigli a partire dal 1438, cioè 44 anni prima dell’arrivo di Leonardo, non per la scarsa profondità dei navigli preesistenti ma per superare i dislivelli del terreno, tanto che non interessarono il Naviglio Grande, navigabile già verso il 1290 per merito di Giacomo Aribotto (non di Leonardo con le sue conche, peraltro qui assenti perché inconcepibili). Insomma, un po’ di confusione. La storia non è così contorta: alla fine del Duecento i milanesi resero navigabile il Ticinello, come era detto fino a quel momento il canale derivato dal Ticino un secolo prima per scopi irrigui, che quindi divenne il Naviglio Grande; a partire dal 1438, con l’invenzione della conca, si scavarono tutti gli altri navigli ricordati; Leonardo non progettò alcun naviglio, ma si limitò a studiarli e forse (forse) a proporre qualche miglioria. Tutto qui: cose che si sanno da oltre due secoli. Purtroppo, anche con la complicità della televisione, i ‘Navigli di Leonardo’ e le ‘Conche leonardesche’ continuano a far sognare”. Se è comprensibile il voler legare i navigli al nome di Leonardo non sarebbe meglio però distinguere tra leggenda e storia? Qualcuno lo dica ad Alberto Angela! Intervista a cura di Enrica Galeazzi
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