MORIMONDO – La gravità delle conseguenze del raid che risale a una ventina di giorni fa, si è scoperta giorni dopo, quando nella magnifica zona sottostante l’abbazia, ricca di fontanili, campi coltivati e boschi di querce secolari, da una risorgiva usciva acqua scura, che si è scoperta inquinata da idrocarburi. Da qualche mese sono in azione bande criminali che durante raid notturni forano l’oleodotto dell’Eni che va dalla raffineria di Sannazzaro ai depositi di Rho, nelle campagne della Lomellina numerosi sono stati i tentativi di rubare combustibile forando l’oleodotto e attraverso una valvola prelevare carburante, dopo diverse località tra cui Tromello, Candia, Gambolò, hanno fatto lo stesso a Morimondo. Si tratta di “bande” che conoscono il territorio, o per lo meno seguono il tracciato Eni e scelgono dove forare le condotte. Quando i proprietari dell’area si sono accorti che l’acqua limpida della risorgiva era invece marrone hanno dato l’allarme. Sono intervenuti i vigili del fuoco, l’Arpa che con l’Eni ha avviato le opere di bonifica, si lavora 24 ore su 24 per limitare il più possibile i danni che si devono ancora quantificare ma si prevedono molto gravi. La quantità di gasolio fuoriuscito dalla conduttura dopo il furto, si dice abbia raggiunto dopo quasi 8 metri di profondità, la falda acquifera, interessando una superficie molto vasta, vicina ai 10 mila metri quadrati. Una situazione inquietante che comporta un danno ambientale notevole, oltre al rischio che siano condannati a morte varie specie di piante anche il pericolo che l’inquinamento coinvolga i vicini campi coltivati a riso, mais, granoturco, che per fortuna in questa stagione non richiedono irrigazione. Per questo si lavora febbrilmente ogni giorno, aspirando con pompe dalla falda almeno 30 mila metri cubi di acqua inquinata. Siamo andati sul posto per verificare e fotografare la situazione. Una guardia impedisce l’accesso al campo dove si lavora senza interruzione per estrarre il liquido inquinato. L’ecosistema di questo angolo di gran pregio del Parco del Ticino è a rischio, chiediamo all’ente Parco cosa sta facendo al riguardo, se si è costituito o intende costituirsi parte civile contro ignoti, se collabora e in che modo con l’Eni, se quest’ultimo prevede controlli preventivi e a chi spettano i controlli, saranno mobilitate anche i guarda parco? Giriamo queste domande al presidente del Parco del Ticino Gianni Beltrami, la prossima settimana pubblicheremo le sue risposte a cui si aggiungeranno quelle dell’Amministrazione comunale di Morimondo a cui chiediamo aggiornamenti sullo stato della bonifica in atto, notizie certe riguardo ai danni recati al territorio e quali sono le eventuali congruenti richieste. E.G.
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