TREZZANO S/N – Venerdì 24 aprile presso il Centro Socioculturale si è svolto lo spettacolo teatrale dal titolo “Con la Cravatta Rossa, ritratto di Sandro Pertini”. Dispiace dover segnalare che il pubblico era “buono ma poco”. C’era il sindaco e c’erano altri cittadini vivamente interessati, ma non si raggiungeva il numero di venti persone. Più di due ore di canti e letture per ricordare la figura esemplare di un grande Italiano, che amava la letteratura (Baudelaire, Montale); che rispettava sua madre nel bene e nel male (anche quando lei ha chiesto per lui la Grazia, nel disperato tentativo di farlo uscire di prigione); che si è mantenuto facendo decine di lavori manuali nonostante una laurea in Legge; che, raggiunto alti livelli politici, non è ha approfittato per arricchirsi, ma ha lasciato che la moglie andasse a fare la spesa a piedi. Un uomo che ha dovuto ricorrere a documenti falsi, ma non ha avuto timore di dichiarare la sua reale identità; che aveva deciso di non andare più in chiesa ma rispettava chi aveva fede religiosa; un uomo che non ha potuto festeggiare la Liberazione assieme al fratello, che era stato imprigionato e fucilato a seguito di comportamenti imprudenti (a Eugenio era stata data la falsa notizia della morte per fucilazione di Sandro). Raccontiamo tutto questo per evidenziare il successo di “critica” dello spettacolo, ma lo scarso pubblico con la non presenza dell’Anpi locale. Il giorno dopo invece l’Anpi era in primissima fila e la figura di Sandro Pertini è stata nuovamente ricordata e onorata dal parroco di Sant’Ambrogio, don Franco (affiancato durante la Messa speciale da padre Giorgio della parrocchia di San Lorenzo). Don Franco ha voluto sottolineare il legame tra Pertini e don Morosini. I due si incontrarono nel carcere di Regina Coeli, il prete grondava sangue per le percosse ricevute dalle SS. “Il volto tumefatto grondava sangue, come Cristo dopo la flagellazione” ricorderà in seguito Pertini. “Con le lacrime agli occhi gli espressi la mia solidarietà: egli si sforzò di sorridermi e le labbra gli sanguinarono. Nei suoi occhi brillava una luce viva. La luce della sua fede”. Il corteo è partito dal monumento a Pertini (la Piramide posta all’ingresso del quartiere Tr3) ed è giunto in viale Rimembranze al cospetto del Monumento ai Caduti. C’erano l’Avis, la Polizia Locale, l’associazione Carabinieri, la giovane Marta vice sindachessa del Consiglio comunale dei ragazzi. Fabio Bottero ha parlato di “attualizzazione dei valori” e ha ricordato quindi “le vittime del mar Mediterraneo, persone oppresse come noi 70 anni fa, che fuggono da totalitarismi, guerre, persecuzioni, dalla povertà, alla ricerca della libertà”. Bottero ha avuto parole sprezzanti e taglienti per il nazifascismo, lo ritiene un regime “autoritario ma per niente autorevole, caricatura di sé stesso, che ci aveva fatto prendere per luce ciò che, invece, era buio”. L’Inno di Mameli è stato trasmesso due volte ma pochi lo hanno cantato. Però si è notata la presenza di un numero maggiore di bambini rispetto al solito, grazie all’importantissimo contributo del Consiglio comunale dei ragazzi e di conseguenza degli insegnanti e dei genitori che vogliono formare nelle nuove generazioni la giusta consapevolezza. Molto commovente è stato il momento nel quale il presidente dell’Anpi sezione “Vera Nardini”, la signora Daniela Roman, ha consegnato all’ex Internato militare Virginio Caimi una targa speciale. La figura di Caimi, già rispettata prima, è diventata davvero importante dopo la scomparsa degli altri personaggi dell’Anpi locale (ricordiamo Pierino Boselli, scomparso recentemente, la cui assenza si percepiva) e la Roman lo ha assolutamente voluto accanto a sé. Valentina Bufano