ABBIATEGRASSO – Dopo le realizzazioni per dorature di monasteri, chiese, palazzi reali e templi in Russia, Ucraina, Medio Oriente e Balcani, ma anche la doratura, qualche anno fa, nel proprio laboratorio del Gallo, che donò alla Parrocchia di San Pietro di cui è simbolo e che  possiamo  ammirare rilucente sulla cupola della chiesa, ora la ditta abbiatense è approdata in Francia. Protagonista di un ambizioso progetto artistico-culturale nel Geoparco naturale mondiale Unesco dei monti dell’Ardeche, nel remoto borgo francese di Mazan l’Abbaye. La sensazionale opera del maestro franco-elvetico Felice Varini, uno degli artisti contemporanei più affermati al mondo, ha lasciato tutti a bocca aperta, come raccontano i protagonisti abbiatensi, artefici della ‘foglia d’oro, coccolata e ammirata da artisti e dal numeroso pubblico francese. Presenti all’inaugurazione infatti, tra affermati artisti, architetti, critici d’arte e personaggi politici francesi e americani, a  rappresentare la ditta Masserini srl di Abbiategrasso: Annamaria Masserini, il marito Carlo e il figlio Mauro Magani, che per mesi hanno collaborato con l’artista Varini e con il team composto da Matteo Cavallini e Davide Trentadue della DML Restauri di Milano, che hanno coordinato il lavoro di ben 7 applicatori. Il battiloro Masserini ha collaborato per la parte tecnica formulando vernici e collanti adatti ai differenti tipi di supporto, pietre, tegole, legno  in modo che potessero resistere nel tempo alle differenti condizioni climatiche. Hanno infine scelto i fogli d’oro più adatti per rendere possibile la realizzazione di un’opera così impegnativa. “Una soddisfazione anche personale – dice Carlo Magani che ha seguito la parte tecnica – essere stati scelti per collaborare alla realizzazione di un’opera di tale importanza è il riconoscimento di anni di lavoro e studio, e della conseguente notorietà acquisita sul mercato internazionale dalla nostra azienda”. Varini – spiega  il figlio Mauro-  è il geniale artista la cui grande intuizione è concepire gli spazi tridimensionali che ci circondano come fossero una superficie unica sulla quale applicare forme geometriche bidimensionali, fa rivivere un’abbazia cistercense del XII secolo, posta nell’angolo più remoto dell’Ardeche, di grande importanza ma ormai caduta in rovina dopo il XV secolo, utilizzando migliaia di fogli d’oro e disegnando una miriade di cerchi d’oro sui vari tipi di pietre millenarie presenti. Il risultato è una deframmentazione della materia sorprendente e geniale. L’opera “Un cerchio e mille frammenti” appare come un complesso monolitico organico, simbolo della natura atavica dell’Ardeche, in cui la forma regolare dei cerchi crea una geometria perfetta e pone il paesaggio in un’atmosfera di sogno.  “Appagante e catartica “ viene definita l’esperienza dall’AD Annamaria Masserini, “uno stimolo per mettersi in gioco ed intraprendere progetti di collaborazione importanti che coinvolgano varie professionalità ed ambiti. Sarebbe bello trovare anche in Italia questa grande sensibilità verso un connubio tra arte e natura come abbiamo riscontrato da parte delle istituzioni francesi!” E Mauro Magani aggiunge “E’ emozionante arrivare dalla montagna e vedere a fondo valle il complesso dell’abbazia decorato da questi cerchi dorati che riflettono la luce, e poi avvicinarsi e notare che l’opera è formata da decine di ‘pezzi staccati’ che senza la visione d’insieme non avrebbero senso alcuno. La genialità dell’artista è stata quella di saper coniugare creatività e tecnica e sarà uno stimolo continuare su questa strada”.  Enrica Galeazzi