ABBIATEGRASSO – Un’altra serata speciale quella di martedì 14 maggio al Rotary Club Abbiategrasso, ospite Michele Cucchi, guida alpina e soccorritore, entrato nella leggenda nel 2014 quando ha replicato l’ardita impresa del ’54 di Ardito Desio, nomen omen, e ha raggiunto la vetta himalayana del K2. Michele Cucchi è nato all’ospedale Cantù, dopo le scuole medie la sua famiglia si è trasferita ad Alagna. E’ allora che, ragazzino, si è innamorato della montagna, “Avevo un sogno – ha detto – andare in giro per il mondo, per montagne”. Un sogno realizzato in Pakistan, Nepal, Borneo, ma anche in Norvegia e Finlandia, in Spagna come in California, Messico, Ecuador e altri Paesi ancora. 60 anni dopo l’impresa di Ardito Desio è tornato in Pakistan per scalare il K2, ma ha raccontato: “Con l’amico Simone come ospiti di una spedizione pakistana. I portatori pakistani  d’alta quota furono fondamentali nel 1954, 60 anni dopo abbiamo deciso di fare qualcosa per loro che non hanno mezzi né alpinisti perché devono lavorare, non possono fare spedizioni per diletto”. In Pakistan Cucchi c’è stato 11 volte, “un posto difficile, impegnativo, contrariamente al verde Nepal, c’è solo polvere e manca l’acqua, ma la gente è unica per ospitalità”. Poi oltre al racconto un filmato mozzafiato del 26 luglio 2014, dal campo 4 gli ultimi 500 m, un muro di neve e ghiaccio poi  con uno sforzo sovraumano un grido: “Siamo in cima!” e la visione, a oltre 8.000 metri, della curvatura dell’orizzonte, a riprova che la terra è rotonda. Emozioni forti, una fatica indicibile, la testimonianza della forza e della dignità dell’amico Simone che per un malore a poche centinaia di metri rinuncia al sogno di raggiungere la vetta e, rimanendo al campo, scopre un portatore in grave difficoltà e gli salva la vita. Poi lo stupore e la felicità condivisa con i 7 pakistani che per l’impresa compiuta diventano eroi nazionali, acclamati dalla folla che accompagna e rallenta il loro passaggio fino a metterci un giorno per percorrere 60 km. Essere riconosciuti eroi cambierà per sempre la loro vita, un’opportunità per le loro famiglie. Una spedizione “umanitaria” anche quella del secondo filmato, questa volta in Nepal, in una valle sperduta dell’Everest dove Michele Cucchi con il suo mitico zio Sepi, un autentico montanaro, ha costruito una scuola in soli 13 giorni, con la collaborazione ogni giorno, di un componente di ogni famiglia del villaggio. Un villaggio di 400 persone dove i bambini si sono spaventati al loro arrivo, perché non avevano mai visto un uomo bianco. Uno di tanti villaggi isolati, dove le giornate sono scandite dalla luce del sole, dove il buio e il silenzio sono assoluti. Lo zio Sepi che chiamare guida alpina o ricercatore scientifico è riduttivo in quanto “montanaro” come scelta di vita, un modello per Michele perchè “persona che è quello che fa e non quello che dice”. Proprio come nel breve filmato dove si vedono entrambi, aiutati dagli indigeni, costruire con le loro mani la scuola ora frequentata da 92 bambini. Una vetta raggiunta ancora più alta degli 8.000 metri, una vetta di umanità e civiltà che innesca un meccanismo di cambiamento per l’intero villaggio che a sua volta ne contaminerà altri con le conoscenze acquisite. Michele Cucchi una guida per tutti, uno “sherpa” di valori incalcolabili. Il presidente Carlo Andrisani gli ha consegnato il ricavato della festa rotariana della Famiglia, un contributo per la prossima scuola che intende costruire in Pakistan dove ora, per i bambini senza mezzi economici sono disponibili solo le “madrasse”, scuole coraniche, spesso centri di reclutamento della jihad.

Enrica Galeazzi