ABBIATEGRASSO – Ormai da settimane riportiamo le segnalazioni, tantissime, di pendolari che lamentano le condizioni vergognose in cui si viaggia sulla linea ferroviaria Milano-Mortara. Il caldo estivo va ad aggravare una situazione già difficile, ai ritardi, ai treni soppressi, ai treni dove si viaggia ammassati, si aggiunge il problema delle temperature tropicali. L’aria condizionata è un lusso, raramente sui treni funziona in tutte le carrozze e sui treni diretti, i più vetusti, quelli più affollati, non funziona quasi mai completamente. E se funziona nelle carrozze, manca invece tra una e l’altra, proprio dove si rimane in piedi, stipati come sardine. Qualche settimana un caso di svenimento, pendolari hanno raccontato di persone che hanno accusato malori e di chi, arrivato alla stazione, si è dovuto sdraiare su una panchina per riprendersi. Martedì 12 luglio, verso le 19, una passeggera del treno che da Milano Porta Genova viaggiava in direzione di Mortara, partito con quasi un’ora di ritardo, ha avuto un malore e si è accasciata. Impossibile farla sdraiare perché mancava lo spazio necessario. Nelle ore di punta infatti anche i corridoi tra i sedili sono affollati, soprattutto poi se ci sono treni soppressi o in ritardo, e il numero di pendolari aumenta esponenzialmente. Finestrini chiusi, non è consentito aprirli con l’aria condizionata, peccato che non funziona quasi mai. La donna che ha avuto un mancamento è stata soccorsa alla bell’è meglio, un po’ di aria da un ventilatore da borsetta che un’altra pendolare previdente aveva portato con sé, ben conoscendo il tipo di viaggio da affrontare sulla Mi-Mo in estate. Arrivati alla stazione di Albairate, le porte della carrozza dove si trovava la donna svenuta non si aprono, forse un guasto… Bisogna attendere di arrivare alla stazione di Abbiategrasso per farle prendere aria. La causa dei ritardi di martedì, giornata nera per i treni, il forte temporale. Un fulmine infatti nel primo pomeriggio ha mandato in tilt i cavi della linea. Ma è stata solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare un vaso già pieno, da decenni.