ABBIATENSE – Più che un’evoluzione, un’involuzione. E’ questa la fotografia scattata dal Pd sul Servizio Socio Sanitario Regionale a quasi un anno dall’avvio del processo di riordino portato avanti dal governo leghista con tante promesse e grandi aspettative. Numeri alla mano, le criticità ravvisate e i timori raccolti tra gli operatori e gli utenti sono parecchie. “Lo slogan del Libro Bianco, da cui la riforma è partita, era meno ospedale e più territorio, ma i dati che ci arrivano dalla Città metropolitana dicono che ci sono due meno e nessun più. La distribuzione degli operatori sbilanciata verso i compiti di programmazione rispetto a quelli di erogazione dei servizi ai cittadini, è emblematica – dichiara la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi – Altro principio della riforma era la riduzione dell’ospedalizzazione e del ricorso al pronto soccorso, ma ancora oggi nove su dieci prestazioni erogate al pronto soccorso sono codici bianchi e verdi, in leggero aumento rispetto allo scorso anno. Con questi ritardi e queste mancanze il nuovo assessore al welfare dovrà da subito fare i conti”. “La riforma di Maroni della sanità lombarda laddove è partita sta dando esiti opposti a quelli promessi – aggiunge il capodelegazione dem in Commissione consiliare Sanità Carlo Borghetti – Occorreva dare più servizi sul territorio e realizzare l’integrazione tra sanità e prestazioni sociosanitarie, ma al momento così non è, e intanto si sta accumulando un grande ritardo su diversi fronti, basti dire che i piani aziendali delle ASST non saranno certamente operativi prima dell’inizio del 2017, mentre si paventano chiusure di servizi nei diversi territori. La sanità lombarda si sta indebolendo, soprattutto quella pubblica. Occorre prendere contromisure senza perdere altro tempo”. “Sul territorio c’era attesa per l’integrazione tra servizi sociosanitari e ospedali promessa dalla legge, gli operatori e i professionisti sui territori stanno lavorando con impegno per garantire la continuità in questa fase di passaggio, ma la politica regionale sta lasciando scorrere il tempo e sfuggire le occasioni. Ci sono temi importanti come la psichiatria, le dipendenze, la cronicità che hanno bisogno di una sinergia tra ospedale, servizi sociosanitari, comuni e volontariato: la rete c’è, è pronta, manca l’indirizzo della Regione. E manca il luogo in cui la programmazione territoriale dei servizi, che fino ad ora era dei piani di zona e ora sarà degli ambiti, si riaccorda con la programmazione delle Asst e dell’ATS” osserva Siria Trezzi, Anci Lombardia (Welfare) e presidente della Conferenza dei sindaci ex Asl Milano. “In Italia abbiamo un solo servizio sanitario nazionale ma ventuno servizi sanitari regionali molto diversi tra loro e ciò comporta che ci siano delle disuguaglianze – puntualizza la senatrice Emilia De Biasi, presidente Commissione Igiene e Sanità del Senato – . La preoccupazione per la Lombardia è grande perché la sua sanità è storicamente buona e se arretra lo fa anche il resto dell’Italia. La riforma lombarda è una sperimentazione e andrà valutata, ma sembra che non ci sia una visione della salute in Lombardia e Maroni non sembra averla. Le sfide sono l’innovazione, l’universalismo e la sostenibilità, perché non possiamo, come cittadini, essere uguali davanti all’aspirina ma diversi davanti alle cure contro il cancro. Occorrono risposte, tagliare gli sprechi, riconvertire la spesa ai bisogni di oggi, combattere la corruzione per risparmiare le risorse necessarie a garantire senza distinzioni l’accesso ai farmaci innovativi”.
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