TREZZANO S/N – Sono due i punti di vista sulla questione Rimaflow. E ben netti. L’Amministrazione Comunale non aveva concesso il permesso per la tre giorni di festa che invece c’è stata e con grande successo. Solo che adesso ci sono i negozianti che si domandano: se la Rimaflow ha svolto delle attività senza che ci fossero le giuste condizioni, perché noi commercianti che rispettiamo tutte le regole non veniamo aiutati? Sarebbero numerose le violazioni riscontrate nei primi mesi del 2015. Cioè il mercato dell’usato e il bar, per i quali mancavano la dichiarazione al Sindaco e la tenuta del registro giornaliero da parte degli espositori, nonché la Segnalazione Certificata di Inizio Attività per la somministrazione di alimenti e bevande. Si riscontrava che gli spazi occupati erano serviti per attività a scopo di lucro quali la palestra, la sala prove, il laboratorio per la riparazione di elettrodomestici, il mercatino di oggetti antichi e usati e il bar. Una sanatoria comporterebbe primariamente il cambio di destinazione d’uso degli immobili occupati, da produttivo a commerciale. Questo però costerebbe molto. Anche la residenza del custode deve passare da produttivo a residenziale. Gli impianti di riscaldamento per poter funzionare hanno bisogno di una dichiarazione di conformità. Per commerciare in cose usate bisogna tenere dei registri. Per gli spettacoli e l’intrattenimento musicale esistono norme di pubblica sicurezza, quale il certificato di prevenzione incendi. Per ultima, ma non in ordine di importanza, la presenza di amianto che va completamente bonificato. Tutto questo veniva evidenziato all’inizio del 2015. A metà anno arrivano i dinieghi dell’Amministrazione Comunale e di Unicredit per “La Festa giusta al posto giusto”. Nel corso dell’anno sono stati cinque gli incontri presso la Prefettura di Milano e undici gli incontri in Comune per parlare del caso Rimaflow, alla presenza di delegati dell’Unicredit e del Comandante della Polizia Locale; nonché l’incontro del 9 giugno con Malabarba e Fiom presso gli Uffici Tecnici di via Tintoretto. Il punto di vista della Rimaflow, e di chi la sostiene, a cominciare dal Comitato No Amianto e dall’Anpi di Trezzano, è assai differente. “A marzo – accusano – presso laPrefettura di Milano, l’ Amministrazione di Trezzano sul Naviglio, la Proprietà Unicredit e la Cooperativa Ri-Maflow definirono una bozza di protocollo d’intesa che avrebbe concesso finalmente alle lavoratrici e ai lavoratori di svolgere tutte le attività lavorative, culturali e di aggregazione per la cittadinanza e non solo, nella legalità e regolarità. Mentre venivano rimosse da Ri-Maflow, ottemperando alle disposizioni comunali, tutte le attività ritenute ‘non compatibili’ con la destinazione d’uso industriale (a partire dal mercatino dell’usato), questo processo di regolarizzazione è stato inspiegabilmente bloccato, lasciando decine di famiglie, ancora oggi, senza alcun ingresso economico. Ri-Maflow è nella piena legalità e chiede di poter lavorare, trasformando il comodato d’uso, di fatto esistente da oltre due anni, in contratto. Il Comune chieda con noi la convocazione immediata del tavolo in Prefettura, così come hanno chiesto a viva voce i sindacati, l’Associazione Libera e tante personalità autorevoli a sostegno di questo progetto di Lavoro, Reddito e Dignità”. Valentina Bufano