ABBIATEGRASSO – Una serata in cui l’ospite del Rotary Club Abbiategrasso ha parlato di arte e storia, ricostruendo dalle sue fondamenta le molteplici vicende di Palazzo Marino a Milano nei secoli. La dott.ssa Valentina Nava, catalogatrice di opere d’arte per diversi enti come Regione Lombardia e la Diocesi, consulente e ideatrice di percorsi culturali legati al milanese per la valorizzazione del patrimonio storico, artistico e paesaggistico, di recente anche con una inedita ‘sperimentale degustazione itinerante’, ha approfondito lo studio di Palazzo Marino, argomento della sua tesi di laurea. Già il titolo proposto e il riferimento alla ‘cristianità’suscita curiosità e cattura l’attenzione poiché Palazzo Marino è commissionato nel 1558 da Tommaso Marino, come emblema della sua ricchezza. Un palazzo che doveva risultare un unicum nel ‘500, uno choc culturale, sia per le dimensioni che comprendevano vari lotti di un intero isolato sia per l’uso di materiali costosi come la pietra al posto dello stucco. Tommaso Marino di ricca famiglia genovese ha avuto una vita avventurosa, gli è stato persino attribuito un delitto passionale, alla grande ricchezza è seguita la bancarotta nel 1562 quando gli furono confiscati tutti i beni, Palazzo Marino  compreso. La facciata principale del palazzo non era quella attuale ma verso piazza S.Fedele, un elemento unico per l’epoca era il cortile interno, un cortile d’onore con archi e colonne, elementi  poi ripresi in vari cortili milanesi. Un grande ambiente è la sala Alessi che prende il nome dall’architetto Galeazzo Alessi chiamato da Tommaso Marino per realizzare la sua dimora. Il salone ricco di affreschi e bassorilievi si trova inusualmente non al piano nobile ma al piano terra, ex sala consiliare del Comune di Milano, mantiene la funzione di sala di rappresentanza. Tommaso Marino, che si era trasferito da Genova alla morte del padre, era banchiere dello Stato di Milano e prestava denaro persino al Papa e al governo milanese da cui ottenne di fare l’esattore delle tasse e altri privilegi che aumentarono oltremodo le sue ricchezze. La nipote Marianna di Leyva, indicata come la monaca di Monza manzoniana, avrebbe vissuto in un’ala di Palazzo Marino. Il nobile perugino  Galeazzo Alessi era stato a Roma dove aveva studiato l’architettura antica,  progettando poi molti palazzi di cui dirigeva i lavori delegando però ad altri la presenza in cantiere, è stato inoltre nominato consulente per diverse opere pubbliche che si ispirano all’architettura antica. Le attività che Tommaso Marino svolgeva nel suo palazzo, come la riscossone dei dazi, continuarono anche dopo la confisca. Nel 1682 venne acquistato come residenza dai conti Omodeo, poi diviso in appartamenti affittati a famiglie spagnole. “Palazzo Marino è il più bel palazzo che si trovi in cristianità” è una citazione, affermazione di un ingegnere che lo analizza ed è contenuta in un documento di fine ‘500, confermata da quest’altra che si trova in internet “la costruzione del palazzo continuò con uno stile comparabile a quello delle più ricche corti dell’intera cristianità. Una serata che ha acceso i riflettori su quella che dal 1861 è sede dell’Amministrazione comunale di Milano, sulla sua storia dalle fondamenta fino a quando fu ultimato a fine ‘800 dall’arch. Luca Beltrami. Un palazzo che vale una visita. Enrica Galeazzi