GAGGIANO – Venerdì 31 marzo alle ore 21.00 è partita la quinta edizione di “Dentro le storie”, che, come negli anni passati, si propone di suscitare l’interesse del pubblico nei confronti della letteratura e della cultura di periferia.

La sede è la solita: la Biblioteca Comunale di Gaggiano. Rispetto alle passate edizioni, si è deciso di affrontare in ognuno dei cinque appuntamenti un tema specifico. Durante il primo incontro si è discusso sul teatro. Ospite della serata è stato Piero Colaprico, da circa un anno direttore artistico del Teatro Gerolamo di Milano, ma anche inviato speciale di “Repubblica”, per il quale segue numerosi casi di criminalità e corruzione.

È lui stesso ad aver coniato il termine ‘Tangentopoli’. È venuto a Gaggiano soprattutto per presentare il suo ultimo libro “Requiem per un killer”, edito da Feltrinelli. Con lui era presente l’ottantenne Giancarlo Peroncini, detto ‘Il Pelè’, uno degli ultimi cantastorie di una Milano che non c’è più, quella delle osterie. Ha gestito alcuni locali, come “Le tre fontane”, ed è stato assiduo frequentatore della “Briosca”, da cui sono uscite generazioni di artisti, cantanti, teatranti, cabarettisti e musicisti. Attualmente esegue canzoni milanesi anche nei teatri.

Piero Colaprico

A fargli da spalla, Nadir Scartabelli, cantore chitarrista fra i più apprezzati del panorama milanese. Anche lui ha raccolto il testimone per portare la musica popolare meneghina. A fare da moderatore il direttore artistico della rassegna letteraria, Mauro Cremon. La serata era scandita da interventi dell’autore e intermezzi musicali del duo Pelè-Scarabelli, che ha eseguito alcuni dei brani più noti del repertorio musicale popolare milanese. Prima di iniziare, Mauro Cremon ha ringraziato la bibliotecaria, Monica Cestari, per aver permesso l’organizzazione dell’evento, e Antonio Mele, per la realizzazione della locandina. “Quanto è difficile unire l’ambiente dell’osteria con quello del teatro?”.

Con questa domanda si è aperto l’incontro. “In scena abbiamo già provato a portare sul palcoscenico un giallo le cui vicende si consumano in un’osteria – ha detto Colaprico – Se ci pensiamo bene, dal mondo delle osterie sono passati tutti i grandi del teatro milanese del dopoguerra e anche prima.

Purtroppo, l’assidua frequentazione di questi ambienti si è persa nel tempo. Eppure, io vorrei diffondere le peculiarità di Milano, una delle tante città-stato di cui l’Italia è piena. Lungo la penisola, anche per ragioni campanilistiche, si sono create diverse comicità, che soltanto pochi attori sono riusciti ad amalgamare”. Anche il suo ultimo libro trasuda milanesità, come lo stesso autore ha spiegato: “Il protagonista è un investigatore, ma nello stesso tempo lavora anche per conto di un boss della criminalità mafiosa che gestisce affari nel nord Italia: sostanzialmente ha due vite. Questo personaggio riassume le sfaccettature milanesi. Inoltre, con questo testo racconto il mondo contemporaneo, popolato da persone che vivono con personalità diverse a seconda dei contesti senza raggiungere un’identità finale.

Luogo dove si consumano gli eventi narrati è una Milano trasversale, dove conta presentare denaro, perché esso produce ricchezza. Qui, alcuni criminali vivono tranquilli. Pensate che l’unico capo-mafia a non essere stato arrestato a casa sua fu Luciano Liggio, che venne catturato nel 1974 in un appartamento in via dei Ripamonti a Milano. Nonostante ciò, nessuno si è mai posto la domanda circa la sua presenza nel capoluogo lombardo”.

Le storie di Colaprico sono piene di personaggi, come, del resto, “anche la vita è piena di persone coinvolte”, ha detto. Sulla falsariga degli anni scorsi, allo scrittore è stato chiesto di dare un elenco di libri che vorrebbe suggerire al pubblico. Ne ha consigliati tre: “A sangue freddo” di Truman Capote, “Colpo di spugna” di Jim Thompson e “Anime baltiche” di Jan Brokken. Paolo Borrelli