ABBIATEGRASSO – Nella Giornata Mondiale della Pace, che da 54 anni a questa parte, grazie a S. Paolo VI, ricorre il primo giorno di gennaio, tutti siamo invitati a pregare perché in ogni Paese del mondo le popolazioni vivano in una condizione pacifica. Questo invito è stato rivolto anche qui, in ogni parrocchia della nostra città. Nella basilica di Santa Maria Nuova, durante una S. Messa solenne concelebrata, in mezzo a molti canti e a nuvole d’incenso, si sono levate le parole di mons. Innocente Binda, che nell’omelia si è soffermato su tre punti del Messaggio diffuso per l’occasione da Papa Francesco. Il primo punto riguarda il dialogo tra le generazioni. Ogni dialogo esige una fiducia reciproca, di cui dobbiamo tornare a riappropriarci, poiché l’attuale crisi sanitaria ha amplificato per tutti il senso della solitudine, il ripiegarsi su se stessi. Alle solitudini degli anziani si accompagna nei giovani il senso di impotenza e la mancanza di un ideale, di un’idea condivisa di futuro. Tale crisi è dolorosa, ma in essa può esprimersi anche il meglio delle persone. In ogni parte del mondo abbiamo riscontrato testimonianze generose di compassione, condivisione, solidarietà. Dialogare significa ascoltarsi, confrontarsi, accordarsi e camminare insieme. Ecco cosa occorre favorire se vogliamo costruire la pace: non chiuderci nelle nostre arroganti sicurezze, ma aprirci all’incontro sincero, aperto, profondo con gli altri. La seconda riflessione è sull’educazione come motore della pace. Negli ultimi anni è sensibilmente diminuito a livello mondiale il bilancio per l’istruzione e l’educazione, considerate spese piuttosto che investimenti. Esse rendono la persona più libera e responsabile e sono indispensabili per la difesa e la promozione della pace. Sono le fondamenta di una società coesa, civile, in grado di generare speranza, ricchezza e progresso. Le spese militari, invece, sono aumentate, superando il livello registrato al termine della guerra fredda, e sembrano destinate a crescere in modo esorbitante. E’ opportuno e urgente, dunque, che quanti hanno responsabilità di governo elaborino politiche economiche che prevedano l’inversione del rapporto tra investimenti pubblici nell’educazione e fondi destinati agli armamenti. In tutti i Paesi del mondo, in modo particolare nei Paesi più poveri, meno armi più scuole, meno impegno militare più impegno per educare. Il terzo e ultimo pensiero è rivolto al lavoro, da assicurare e promuovere, perché è un fattore indispensabile per costruire e preservare la pace. Esso è espressione di sé, dei propri doni, ma è anche impegno, fatica, collaborazione con altri, perché si lavora sempre con o per qualcuno. In questa prospettiva marcatamente sociale il lavoro è il luogo dove impariamo a dare il nostro contributo per un mondo più vivibile e bello. In questa prospettiva vanno stimolate, accolte e sostenute le iniziative che a tutti i livelli sociali sollecitano le imprese al rispetto dei diritti umani fondamentali di lavoratori e lavoratrici. L’omelia si è conclusa con l’invito del sacerdote a procurarsi il testo, leggerlo e meditarlo, perché nel formarci a questa cultura contribuiremo ad essere operatori di pace. Al termine della S. Messa è stata distribuita, come da tradizione, un’immagine con il Santo Protettore da invocare. Quest’anno si tratta di Fra Carlo Maria da Abbiategrasso, che è diventato di recente Venerabile, in quanto sono state riconosciute le sue virtù. Ma perché diventi Beato, occorre un miracolo. “Se ciascuno di noi ha qualche miracolo da chiedere – ha detto don Innocente – lo invoca, lo prega per un miracolo, e lui si darà da fare, cosicché, diventato poi Santo, darà ancora più onore e prestigio alla nostra comunità e alla nostra città”. M.B.
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